Gli alleati molesti che Salvini si è scelto
L’accordo sui migranti Italia-Germania ci danneggia, ma va firmato lo stesso
Alla fine la firmerà, ma più per gli obblighi che la futura alleanza impone, che non per convinzione. L’intesa sui migranti secondari tra Italia e Germania, annunciata ieri dal ministro dell’Interno tedesco Horst Seehofer, a Matteo Salvini in verità non piace granché. Non piace innanzitutto per come è maturata: annunciata dal leader della Csu, alleato riottoso di Angela Merkel, di fronte al Bundestag, come a voler mettere il titolare del Viminale di fronte al fatto compiuto. E non piace molto neppure nel merito: perché il regolamento dei movimenti secondari, voluto da Seehofer, presenta più rischi che opportunità per Salvini.
Prevede, di fatto, che i migranti arrivati in Germania dopo essere approdati in Italia vengano rispediti indietro. E siccome le persone che attraversano il Brennero in direzione Berlino, dopo essere sbarcate sulle nostre coste, sono più di quelle che fanno il percorso inverso, difficilmente i leghisti potranno rivendersi questo accordo come un successo. Anzi. Salvini cercherà di strappare alcune condizioni: quella del “saldo zero”, per cui “per ogni migrante che torna in Italia, deve essercene uno che, dopo essere stato accolto dal nostro paese, va assegnato ai tedeschi”. E chiederà pure che l’intesa entri in vigore a partire dal momento della stipula: che non riguardi, insomma, i migranti già approdati in passato. In ogni caso, al vertice europeo dei ministri dell’Interno in programma oggi a Vienna, Salvini metterà la sua firma accanto a quella di Seehofer.
E’ una concessione doverosa: il leader della Csu, ultraconservatore, ha bisogno di ottenere un risultato anche solo simbolico sul tema dei migranti per la sua campagna elettorale in Baviera, dove si vota il 14 ottobre. La Csu è data in discesa nei sondaggi, insediata a destra dagli estremisti xenofobi di AfD: Salvini non può, ora, creare difficoltà a quello che ritiene un potenziale alleato strategico per dare la spallata al Ppe moderato alle prossime elezioni europee. Ma siccome l’internazionale dei sovranisti impone le sue contraddizioni, ora il segretario del Carroccio deve masticare amaro. L’accordo sui migranti, secondo vari analisti, risulta infatti come un inasprimento del trattato di Dublino, che invece Salvini dice di volere superare. A confidare nel sostegno dei nazionalisti stranieri, si rischia di non potere fare gli interessi della propria nazione.