Salisburgo triste per la May
Macron è durissimo, Tusk affossa il compromesso di Londra sulla Brexit
La Brexit “è una scelta del popolo inglese – ha detto ieri il presidente francese Macron al vertice di Salisburgo – una scelta spinta da chi predicava soluzioni facili. Questo dimostra che chi dice che è facile stare senza Europa, che tutto andrà bene, ci saranno grandi guadagni, è un bugiardo”. Tanto quei bugiardi se ne sono andati il giorno dopo, quindi non hanno dovuto gestire nulla, ha aggiunto Macron, e le sue parole sono risuonate sui media inglesi con il consueto fragore: gli-europei-ci-vogliono-punire da una parte, gli-europei-hanno-ragione dall’altra. La Francia è dura con il Regno Unito, ogni giorno di più: la Brexit non può andare bene, serve come simbolo, come argine alle derive euroscettiche di altri paesi. Macron non vuole compromessi, nemmeno quelli che un pochino potrebbero pure andare bene – lavorandoci un po’ – perché la posizione dell’Ue non può cambiare in corsa: o dentro o fuori il mercato unico, non c’è una terza via.
Così al vertice di Salisburgo l’unico compromesso a oggi esistente – il piano dei Chequers che la premier May ha continuato a sponsorizzare indefessa – è stato affossato: Tusk, il presidente del Consiglio europeo, l’ha detto chiaro. C’è chi spinge per un altro referendum come vuole la piazza europeista inglese, c’è chi si prepara a un no deal, ma spera ancora in un lavoro costruttivo, ma intanto l’unica costruzione che c’era – non solida: ma c’era – è stata tirata giù, e i falchi brexiteers a Londra festeggiavano: ve lo dicevamo che il piano Chequers è un obbrobrio. E’ una strana alleanza, questa contraria al compromesso: la May non vuole cedere, ma “l’umiliazione di Salisburgo” pesa e peserà. Ci si rivede a ottobre, forse a novembre, sul confine nordirlandese naturalmente, ché sta tutto lì.
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