La scelta dei popolari svedesi
Meglio allearsi con l’ultradestra o andare a nuove elezioni? Un quesito europeo
In tutta Europa, il rapporto tra i partiti popolari e quelli dell’ultradestra sta diventando una questione quotidiana. Allearsi, rincorrersi, prendere le distanze? Gli esperimenti variano, ma in Svezia il tema è più urgente perché bisogna formare il governo in queste settimane. Ieri il premier uscente, Stefan Löfven, del Partito socialdemocratico, non ha ottenuto la fiducia del Parlamento: la coalizione di centrosinistra da lui guidata non ha la maggioranza in Aula. Le consultazioni riprenderanno giovedì e con tutta probabilità Kristersson riceverà l’incarico di formare un governo. Il leader del Partito dei moderati, che ha bisogno di alleanze per governare, ha davanti a sé due strade: trovare un accordo con la coalizione di centrosinistra, una grande intesa che non è nella tradizione svedese (e il centrosinistra ha già rifiutato l’idea) o tentare un’improbabile intesa con i Democratici svedesi, il partito dell’ultradestra guidato da Jimmie Akesson.
Kristersson e i partiti che lo sostengono da sempre dicono che non vogliono formare un’alleanza con il partito populista: la reputazione dei Democratici svedesi è ancora macchiata dalle origini neonaziste, malgrado i tentativi di Akesson di prendere le distanze dal passato e di ripulire l’immagine del partito. Alcuni osservatori pensano che potrebbe nascere un governo di centrodestra con l’appoggio esterno dei Democratici svedesi – una coalizione di governo tra le due forze è meno probabile. I partiti hanno a loro disposizione quattro tentativi per trovare una maggioranza, dopo i quali sono costretti ad andare a nuove elezioni.
Come si sa, molti conservatori europei hanno affrontato lo stesso dilemma di Kristersson. Nel nord altri paesi governano con l’appoggio dei partiti estremi, come fa anche l’Austria di Sebastian Kurz, ma a livello europeo la questione è diventata dirimente, ne va del futuro della famiglia conservatrice e degli equilibri al suo interno. E con tutta probabilità sarà anche una domanda ricorrente, perché la formazione di governi stabili, in Europa, sta diventando un lusso.
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