Il referendum rumeno non passa. Ecco perché l'Ue tira un sospiro di sollievo
Affluenza bassa, non viene raggiunto il quorum del 30 per cento. Brutto colpo per il governo di Bucarest ma per Bruxelles il risultato rappresenta un argine alla possibile deriva autoritaria
Il referendum in Romania che avrebbe riconosciuto il matrimonio come “un'unione tra uomo e donna” non supera il quorum del 30 per cento e viene dichiarato nullo. Solo il 20,41 per cento dell'elettorato si è recato alle urne durante il fine settimana. Un duro colpo per il Partito social democratico (Psd), al governo dal 2016, che aveva proposto il referendum. L'esecutivo aveva anche diramato un decreto di emergenza per svolgere il voto in due giorni, sabato e domenica, nella speranza di aumentare l'affluenza.
Il mancato quorum è una grande vittoria per l'opposizione che aveva invitato gli elettori a disertare le urne per boicottare il referendum. Il Partito liberale nazionale e altri gruppi della società civile che si battono per le minoranze avevano denunciato il referendum come segno di una deriva autoritaria del governo di Bucarest. Ludovic Orban, leader del Partito liberale nazionale, spiega che la bassa affluenza degli elettori rumeni equivale a una bocciatura al leader socialdemocratico Liviu Dragnea, recentemente condannato per corruzione. “Molti rumeni favorevoli al referendum – spiega Orban – non sono andati a votare per dare uno schiaffo in faccia a Dragmea”. Il vice segretario del Psd, Codrin Ștefănescu, prende atto della sconfitta e accusa l'opposizione di aver diffuso delle notizie false. “Faccio i complimenti ai quattro milioni di elettori che hanno votato – spiega Ștefănescu – però il verdetto del referendum è una sconfitta per la Romania e per i rumeni”.
Il governo di Bucarest è stato criticato dall'Unione europea e dal Consiglio d'europa per la corruzione dilagante e per le violazioni dello stato di diritto. Molti analisti avevano spiegato che l'eventuale vittoria dell'esecutivo nel referendum sarebbe stato il primo passo verso una “democrazia illiberale”, sul modello premier ungherese Viktor Orbán. Nelle ultime settimane il vice presidente della Commissione europea Frans Timmermans aveva criticato la deriva autoritaria della Romania. Attualmente Ungheria e Polonia sono sotto processo per avere violato l'articolo 7 del Trattarto sull'Unione europea che riguarda la tutela dello stato di diritto. Se la procedura dovesse essere confermata, i due paesi perderebbero il diritto di voto nel Consiglio europeo. Anche per questo il risultato del referendum rumeno è un'ottima notizia per Bruxelles.