Zapatero, il grande fiancheggiatore di Maduro
Perché l'ex premier spagnolo vuole così bene al regime venezuelano?
C’è stato un tempo in cui José Luis Rodríguez Zapatero, presidente socialista del governo spagnolo fino al 2011, è stato considerato come un modello per la sinistra europea. La sua fama, scintillante quando era in carica, si era già appannata negli ultimi anni del suo governo, con la sua gestione disastrosa della crisi economica, ma molti militanti di sinistra, per anni, hanno ricordato Zapatero con nostalgia. Sono passati molti anni e Zapatero, come tanti ex leader mondiali, si è riciclato come meglio ha potuto. Si sarebbe potuto accontentare di una lucrosa attività di conferenziere, ma ha trovato di meglio: “eccellente complice della dittatura di Maduro”, dove Nicolás Maduro è il dittatore chavista venezuelano che tiene il suo paese sotto il giogo della fame e dell’oppressione.
La definizione non è di un qualche giornalaccio di ultradestra, ma di José Miguel Vivanco, direttore per le Americhe della ong Human Rights Watch. L’accusa arriva dopo che Zapatero ha detto che deve essere la giustizia di regime a indagare sul caso di Fernando Albán, un membro dell’opposizione morto schiantato dal decimo piano della sede dell’intelligence di regime mentre – sostengono le ricostruzioni dei media – veniva torturato. Tutto il mondo chiede un’indagine indipendente, ma Zapatero no, lui si fida del governo autoritario. Il mese scorso, mentre era in corso un esodo di milioni di venezuelani che fuggivano nei paesi vicini per sfuggire alla fame e alla repressione, Zapatero diede la colpa alle sanzioni occidentali. L’elenco potrebbe continuare. Zapatero non è certo l’unico ex leader occidentale sospettosamente vicino a un regime: quello venezuelano poi, più fallisce più gli amici di Maduro si ostinano a difenderlo
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