Il cambiamento che serve all'Europa
Chi non rispetta le regole affossa i cantieri aperti e le priorità del progetto europeo
Il sondaggio Eurobarometro indica un’evoluzione positiva per l’Ue, con l’eccezione dell’Italia. Il 68 per cento degli europei ritiene che il proprio paese abbia tratto beneficio dall’appartenenza all’Ue, il 61 per cento considera positivamente la moneta unica. In caso di referendum, il 66 per cento voterebbe per restare dentro l’Ue. Sono i migliori risultati registrati dal 1983. Perfino i britannici – secondo Eurobarometro – sarebbero pronti a cambiare idea e votare “remain” in un nuovo referendum. Gli italiani “no”. In caso di referendum, solo il 44 per cento voterebbe per restare. In modo schizofrenico, sono favorevoli all’euro (65 per cento), ma sono sempre meno convinti dei benefici dell’appartenenza all’Ue (43 per cento).
Tra Brexit, Trump e Cina, la maggior parte degli europei si è accorta che la politica del “cambiamento” sta nel campo dell’Ue, dove molte cose non vanno come dovrebbero, ma nel complesso si fanno piccoli passi in avanti che migliorano la vita dei cittadini. Lo scontro sulla manovra del governo italiano ne è un esempio. La retorica dell’austerità è stata dominante in tutta l’Ue negli ultimi anni, ma la strategia del risanamento dei conti e delle riforme strutturali ha riportato una crescita sostenuta ovunque, tranne dove non è stata perseguita fino in fondo, cioè in Italia. Sul commercio ieri la Commissione ha adottato un nuovo accordo – con il Vietnam – per fare dell’Ue il motore della globalizzazione basata sulle regole e su standard sociali e ambientali elevati. Sui migranti, malgrado le divisioni, il numero di arrivi è crollato del 95 per cento rispetto al 2015. Nel frattempo sono stati messi in cantiere il rafforzamento della difesa europea e la ristrutturazione della zona euro. Se il completamento dell’Unione bancaria – così essenziale per l’Italia – sarà affossato al vertice di oggi a Bruxelles sarà responsabilità del governo italiano che, violando apertamente le regole di bilancio, fornisce una facile scusa a chi rifiuta di condividere i rischi. E’ la dimostrazione che la politica dello status quo sta nel campo populista, il cui unico obiettivo è distruggere anche a rischio – come in Italia – di autodistruggersi.