Salvini folgorato sulla via di Doha
Ieri ha presentato il Qatar come modello di islam moderato. Eh?
"Il Qatar si sta distinguendo per un certo equilibrio rispetto agli estremismi mostrati in questi giorni da paesi quali, per esempio, l’Arabia Saudita. Vi dico che ho trovato un Paese stabile e sicuro dove l’estremismo islamico non ha futuro”. A parlare così è il vice premier e ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ieri nel piccolo emirato, lo stesso che solo l’anno scorso, quando era ancora all’opposizione, lanciava accuse contro Doha di finanziare e fomentare il terrorismo islamico. “Con la Lega al governo, nemmeno mezzo metro quadro a chi è anche lontanamente sospettabile di fiancheggiare il terrorismo islamico”, tuonava il capitano su Facebook nel giugno 2017. Era nel giusto il vecchio Salvini. L’Economist ha definito il Qatar “l’altro stato wahabita”, riparo per predicatori islamisti che persino i sauditi considerano troppo radicali. Il generale Jonathan Shaw, già vice-capo di stato maggiore inglese, ha accusato il Qatar di aver “acceso la bomba a orologeria per diffondere l’islam radicale nel mondo”. Doha da molti anni è accusata di soffiare sull’islamizzazione in medio oriente e in Europa, dove investe molto.
Era nel giusto il vecchio Salvini. Quello nuovo, un cinico al quadrato, da Doha risulta capace di presentare quel regno, che fino a mezzo secolo fa era un paese di pescatori, poverissimo e fuori dai radar ma che oggi è uno dei più ricchi del mondo (il pil pro capite è di centomila dollari) grazie agli ottanta milioni di tonnellate di gas liquido che il paese produce ogni anno, in un modello di moderazione. Dall’Iran all’Arabia Saudita, gli affari sono affari. Tutti i paesi europei ne fanno. Salvini ci risparmi la morale sull’islam moderato dell’emiro al Thani. Ieri era l’unico in tutto il medio oriente a crederci.
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