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Interpol in mano ai regimi

Redazione

Dopo la figuraccia cinese, la polizia internazionale potrebbe nominare un russo

Eravamo rimasti a Meng Hongwei, il primo presidente dell’Interpol di nazionalità cinese, applaudito come rappresentante di una Cina capace di prendersi sulle spalle alte responsabilità internazionali, e poi caduto in disgrazia in un modo ben poco responsabile. Il mese scorso, Meng uscì dalle grazie del regime comunista cinese, per ragioni ancora sconosciute, e da un giorno all’altro sparì dalla circolazione, mentre si trovava in Cina. Poco dopo il primo poliziotto del mondo riapparve in stato di prigionia, con Pechino che annunciava un’indagine per corruzione e altri reati – segnale tipico delle purghe politiche. La nomina di Meng era stata l’orgoglio della Cina, ma quando c’è da preservare la fedeltà al regime l’orgoglio, la responsabilità e la tenuta delle istituzioni internazionali contano poco per Pechino.

 

Si penserà che, dopo la bruciatura cinese, l’Interpol abbia deciso di affidarsi a mani più affidabili ora che è in corso la nuova assemblea generale dell’agenzia, a Dubai: un bel poliziotto danese, canadese, neozelandese. No: secondo il Times, il più accreditato a succedere a Meng è Alexander Prokopchuk, un ex generale del ministero dell’Interno della Russia e attuale vicepresidente dell’Interpol. Ciò significa che, se le previsioni si riveleranno corrette, a guidare la polizia internazionale sarà l’esponente di un altro paese che tende a considerare lo stato di diritto come una costrizione piuttosto che come un ideale.

 

Non solo: il regime russo – come molti altri governi autoritari, Cina compresa – è ben noto per utilizzare l’Interpol come strumento di repressione dei dissidenti, mediante l’emanazione di “red notice”, di mandati di cattura che possono perseguire i nemici di Mosca in tutto il mondo. Il caso più famoso è quello di Bill Browder, finanziere che promosse l’approvazione del Magnitsky Act in America, e che da allora è diventato uno dei grandi obiettivi di Vladimir Putin. L’Interpol rischia di diventare uno strumento dei regimi.

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