Rohani, l'attacco a Israele e noi
Inaccettabili le parole del presidente iraniano su Israele. Chi reagisce?
Il presidente dell’Iran, Hassan Rohani, ha definito Israele un “tumore canceroso”. I dirigenti iraniani spesso condannano Israele con estrema violenza annunciandone la fine, ma Rohani, un presidente considerato da molti relativamente “moderato”, era sempre stato attento a non utilizzare il genere di retorica che aveva reso celebre il suo predecessore, Mahmoud Ahmadinejad. Sabato scorso, invece, intervenendo a una conferenza annuale sull’unità islamica in corso a Teheran, Rohani ha sostenuto che “uno dei risultati infausti della Seconda guerra mondiale è stata la formazione di un tumore canceroso in questa regione”. Il presidente iraniano ha continuato definendo Israele un “regime finto” creato dai paesi occidentali. Il primo ministro israeliano Benjamin Netanyahu ha commentato: “Le infamie di Rohani, che invoca la distruzione di Israele, mostrano ancora una volta perché le nazioni del mondo dovrebbero aderire alle sanzioni contro il regime terrorista iraniano che le minaccia”.
Bene ha fatto l’ex ministro dell’Interno Marco Minniti a definire “inaccettabili e pericolose” le parole di Rohani in un appello firmato da cento parlamentari del Pd. Rohani non è un barbaro, sa molto bene che quando definisce Israele in quel modo agisce come un balsamo sulla fragile psiche europea e occidentale, che appare nuovamente percorsa da livori e da complottismi giudeofobi che sappiamo dove abbiano portato in passato. Ieri è uscito un terribile sondaggio della Cnn: un quarto degli europei nutre profondi sentimenti antisemiti e ritiene che gli ebrei abbiano troppo potere. Su questo, sulla difesa di Israele e del popolo ebraico, minacciato da un regime come l’Iran, non dovrebbe esistere faziosità politica, ma unità e solidarietà.