Il corpo estraneo
La prima fila al funerale di Bush, la diversità di Trump e la sua forza
Le immagini del funerale di Bush Sr., che si è celebrato mercoledì, sono da osservare con attenzione, raccontano un momento e una storia lunga. Il momento è il cordoglio, l’addio a un ex presidente, il discorso commosso e commovente del figlio, anch’egli un ex presidente, l’establishment di Washington che si riunisce in una chiesa e piange, applaude, sorride ai ricordi, sente e proietta la dignità e l’orgoglio dell’America, belli, caldi, forti. In primissima fila c’erano gli Obama, i Clinton e Jimmy Carter, e ovviamente il presidente in carica, Donald Trump, con la moglie Melania. I due, con i loro sguardi imperturbabili, le braccia conserte, e l’aria da: dobbiamo esserci per forza, ma non è che ci stiamo divertendo, sembravano dei corpi estranei, e lo erano. Di fianco gli altri piangevano, si stringevano le mani, si guardavano complici, riconoscendosi, la tradizione e le istituzioni insieme, uno sguardo e stiamo insieme, in fondo questi funerali – è accaduto anche a quello del senatore John McCain – sono diventati proprio questo, il momento in cui la diversità e atipicità di Trump sono assolutamente visibili. Il corpo estraneo. Ma considerarlo tale e sperare che il sistema, che è in salute, finisca per cacciarlo via perché è naturale che sia così sta diventando una trappola non soltanto per gli antitrumpiani. Trump è estraneo e questa è la sua forza, anzi, il fatto che in due anni di Casa Bianca continui a essere estraneo ribadisce il suo messaggio, che è semplice e risuona forte nel suo elettorato: non sono come loro, e non lo sarò mai. Fidatevi, perché io non cambio, e vi proteggo, semmai a cambiare sarà l’establishment. Il corpo estraneo è forte perché è estraneo e dura perché è estraneo: è un attimo che il rapporto di forza si capovolga, forse anzi è un attimo che è già fuggito.