Sylvain Fort (foto LaPresse)

Macron perde l'architetto del macronismo

Redazione

Sylvain Fort annuncia le dimissioni, il presidente francese senza un pezzo importante

E’ arrivato all’improvviso l’annuncio delle dimissioni di Sylvain Fort, direttore della comunicazione di Emmanuel Macron, un annuncio inatteso anche per i giornalisti che seguono l’Eliseo e vedevano in lui una delle poche certezze di una macronia mai così insicura dopo l’affaire Benalla e la crisi politico-sociale aperta dai gilet gialli.

 

“Dopo due anni e mezzo di lavoro ininterrotto al servizio del candidato e in seguito del presidente, desidero orientarmi verso altri progetti professionali e personali, e soprattutto consacrare del tempo alla mia famiglia”, ha detto Fort all’Afp, confermando che lascerà ufficialmente il palazzo presidenziale a fine gennaio. “Il senso dello stato di Emmanuel Macron e il suo impegno assoluto al servizio della Francia sono ciò di cui il paese ha bisogno in questi tempi di incertezza sul nostro destino collettivo. Sono fiero di averlo servito e gli ho garantito, annunciandogli la decisione diverse settimane fa, la mia totale fedeltà”, ha aggiunto.

 

Mercoledì sera, secondo quanto rivelato dal giornalista di Europe1 Michaël Darmon, Macron avrebbe chiamato diversi amici vicini a Fort per provare a far cambiare idea al suo prezioso collaboratore: ma non c’è stato verso. Richiamato da Macron, lo scorso settembre, a prendere in mano la comunicazione dell’Eliseo per mettere ordine a un dispositivo che aveva mostrato troppe falle nella gestione dell’affaire Benalla, Fort aveva accettato a malincuore. Perché il ruolo di consigliere responsabile dei “discorsi e della memoria”, di speechwriter del presidente della Repubblica, era il più aderente al suo profilo di homme de lettres. Fort è stato molte cose per Macron. E’ stato l’architetto del macronismo, l’intellò che ha messo in musica il pensiero complesso del presidente, la sfumatura letteraria in un Eliseo abitato da tecnocrati. Restano i suoi trecento discorsi, intensi come quello consacrato al gendarme eroe Arnaud Beltrame. La sua partenza lascia un vuoto difficile da riempire, e potrebbe anticipare altri addii pesanti al vertice della République.

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