Consigli a Trump con la carta di credito
Perché Mastercard e Visa non riescono a entrare in Cina? Tre lezioni
La Banca centrale cinese si è rifiutata negli scorsi giorni di trattare la richiesta preliminare da parte di Mastercard e Visa, gli emettitori di carte di credito, per entrare nel circuito dei pagamenti più grande del mondo. Mastercard e Visa cercano di entrare in Cina da più di un decennio, e dal punto di vista legale ne avrebbero tutti i diritti: nel 2012 la Wto stabilì che la Cina deve evitare ogni discriminazione contro i prestatori di servizi di pagamento stranieri; tra il 2014 e il 2015 il governo annunciò la liberalizzazione del mercato; nel 2016 la Banca centrale di Pechino approvò le regole per l’ingresso di operatori stranieri. Eppure Mastercard e Visa non riescono a entrare.
Dal punto di vista del testo della legge, il mercato cinese è aperto e contendibile, ma in realtà le autorità fanno di tutto per tenerlo chiuso e protetto. Prima lezione: il Partito comunista dice che la Cina è “open for business”, ma quando il business prova a entrare negli interessi del regime si trova le porte chiuse. In Cina, le carte di credito e di debito sono sotto al monopolio de facto di UnionPay, un consorzio di 85 banche in gran parte statali e di cui la Banca centrale cinese è il principale azionista. UnionPay non soltanto ha il dominio quasi completo del mercato cinese: si sta espandendo all’estero ed è il primo operatore al mondo, con il 36 per cento del mercato globale nei pagamenti con carta di credito (Visa è al 32 per cento, Mastercard al 20).
Seconda lezione: la Cina protegge le sue aziende dal libero mercato, ma usa a vantaggio dei suoi campioni nazionali le libertà vigenti nel resto del mondo. C’è un solo operatore straniero che ha ottenuto l’approvazione dalla Banca centrale: è American Express, che però è entrato nel mercato cinese tramite una joint venture creata a metà con un operatore locale. Deve spartire tutto con Pechino, entrate e tecnologie. Terza lezione: anche quando ti fa entrare nel suo mercato, è sempre Pechino a guadagnarci. Le sofferenze delle carte di credito americane in Cina dovrebbero essere un avvertimento per Donald Trump, impegnato nei negoziati sulla trade war: quando Pechino proporrà di cambiare le sue leggi per aprire l’economia, non è detto che rispetti nemmeno quelle.