L'orrore della Cgil alla corte di Maduro
Il primo atto del neosegretario Landini è una “mozione urgente” a favore del regime socialcomunista venezuelano
Il primo atto della Cgil targata Maurizio Landini è una “mozione urgente” a favore del regime socialcomunista venezuelano. “Il congresso Cgil – diceva l’account ufficiale del sindacato – visto quanto accade in Venezuela, secondo i propri principi di libertà, democrazia e solidarietà, approva una mozione di condanna verso l’autoproclamazione di Juan Guaidó a presidente e le ingerenze straniere verso la presidenza democraticamente eletta di Maduro”. Considerare “democratiche” le elezioni che hanno riconfermato l’autocrate chavista, dopo la soppressione del Parlamento controllato dall’opposizione, dopo gli arresti e le torture dei dissidenti politici, dopo l’esclusione dalla competizione degli avversari, dopo la chiusura dei media e dopo l’occupazione della Corte costituzionale e dei tribunali è un abominio.
Vi invitiamo a leggere il documento integrale e ci scusiamo per l’errata trascrizione. https://t.co/Na1y1fpNLg
— CGIL Nazionale (@cgilnazionale) 24 gennaio 2019
Successivamente la Cgil ha ammesso un errore nel tweet, rinviando alla lettura integrale della mozione, e concludendo con: né con Maduro né con gli Usa. Il testo della risoluzione (foto sotto) in effetti è più articolato, ma la sintesi non ne tradiva il significato profondo: la Cgil condanna “con estrema fermezza” le “ingerenze esterne” – in particolare degli Stati Uniti – e condanna le “immediate prese di posizione” (da parte di quasi tutti gli stati del continente americano) a favore del presidente del Parlamento venezuelano Guaidó (lui sì democraticamente eletto). Quanto a Maduro, c’è un invito a garantire i diritti e le libertà civili. Nicolás Maduro, non solo è un golpista che ha distrutto le istituzioni liberal-democratiche del paese, ma è con Hugo Chávez l’artefice del più grandi disastro economico e umanitario della storia recente: uno tra i paesi più ricchi del mondo è adesso alla fame, stritolato dalla statalizzazione e consumato dall’inflazione.
Arrampicata sui vetri. Da presidente "democraticamente eletto" Maduro diventa "dittatore sanguinario". Eppure nella mozione Cgil sul Venezuela non c'è alcuna condanna del "dittatore Maduro", mentre c'è la condanna con "estrema fermezza" di chi si oppone al "dittatore sanguinario" https://t.co/GgjijYFrft
— Luciano Capone (@lucianocapone) 24 gennaio 2019
La mozione della segreteria Landini non è semplicemente un salto indietro nella storia, un ritorno al veteromarxismo e ai tempi del socialismo reale. E’ molto peggio. E’ il tradimento di una nobile tradizione democratica. Quella che nel 1956, in piena Guerra fredda, portò la Cgil di Giuseppe Di Vittorio a condannare – entrando in contrasto con l’Urss e il Pci di Togliatti – la repressione della Rivoluzione ungherese contro il regime stalinista.