Perché la Francia ha richiamato il suo ambasciatore
Parigi ritiene che il governo italiano abbia superato i limiti e convoca Christian Masset per un consulto: “La campagna per le Europee non può giustificare la mancanza di rispetto per in nostro popolo e la sua democrazia”
Nel primo pomeriggio di giovedì la Francia ha comunicato la sua decisione di richiamare a Parigi Christian Masset, ambasciatore in Italia, per consultarlo sulle ultime dichiarazioni e azioni di esponenti del governo italiano: “Tutte queste azioni creano una situazione grave che pone un interrogativo sulle intenzioni del governo italiano nei confronti della sua relazione con la Francia”, si legge nel comunicato del ministero degli Esteri francese.
Leggi il comunicato, in italiano, cliccando sull'immagine qui sotto:
La Francia ritiene che il governo italiano abbia superato dei limiti, non soltanto per le dichiarazioni ritenute “insultanti” sul Franco Cfa, moneta che, secondo il Movimento 5 stelle, Parigi userebbe per opprimere i paesi africani, causando così l’immigrazione verso l’Italia, ma anche per le azioni direttamente intraprese sul territorio francese. Ecco perché il comunicato si sofferma tanto sulle une quanto sulle altre, rispondendo anche alle dichiarazioni del ministro degli Esteri, Enzo Moavero, che aveva giustificato le prese di posizione di Di Maio e Salvini con il clima da campagna elettorale: “La campagna per le elezioni europee non può giustificare la mancanza di rispetto di ciascun popolo o della sua democrazia”.
#Italie | ❝ La France appelle l’Italie à agir pour retrouver la relation d’amitié et de respect réciproque, à la hauteur de notre Histoire et de notre destin commun. ❞
— France Diplomatie (@francediplo) 7 febbraio 2019
Rappel de l’ambassadeur de France pour consultations
Déclaration ➡︎ https://t.co/nq7QIpPofk pic.twitter.com/ZECM1STkC1
La situazione è precipitata dopo l’incontro tra Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista con una pattuglia di gilet gialli a pochi chilometri da Parigi. In particolare, a irritare l’Eliseo, è stata la presenza di Christophe Chalençon, tra i più radicali esponenti del movimento di protesta francese, che aveva dichiarato di ritenere la guerra civile “inevitabile”, e aveva auspicato la presa del potere da parte dei militari.
È una scelta inedita, non era mai accaduto che uno dei due paesi richiamasse il proprio ambasciatore a seguito di uno scontro diplomatico: ci troviamo al punto più basso della relazione bilaterale tra Roma e Parigi dalla dichiarazione di guerra del 1940.
Utile precisare: la Francia non ha ritirato l'ambasciatore o chiuso l'ambasciata, lo ha convocato a Parigi per consultarlo visti i limiti che si giudicano superati in particolare da Luigi Di Maio, che non è soltanto il capo di un partito ma anche il vicepresidente del Consiglio.
La prima reazione da Roma è arrivata dal Viminale: “Noi siamo pronti e disponibili con spirito costruttivo a voltare pagina per il bene del nostro popolo”, ha dichiarato il ministro dell'Interno Matteo Salvini. “Siamo disponibili a incontrare il presidente Macron e il governo francese, per affrontare tre questioni fondamentali: stop con i respingimenti alle frontiere, con i terroristi italiani condannati ma che fanno la bella vita in Francia e basta danneggiare i nostri lavoratori pendolari vessati alle frontiere francesi da controlli che durano ore”. Da parte grillina, invece, non c'è nessuna apertura. Anzi: il sottosegretario agli Esteri, Manlio Di Stefano, interpellato dall'AGI rincara: “Nessuna crisi diplomatica, almeno da parte nostra. La loro semmai è una provocazione. Erano abituati ad avere sudditi in Italia certo che ora notano la differenza”.