La premier britannica Theresa incontrerà Jean-Claude Juncker a Bruxelles (Foto LaPresse)

Una Brexit imbalsamata

Redazione

Impasse a Bruxelles nell’incontro tra May e gli europei. La lettera di Corbyn

La Brexit si farà “nei tempi previsti”, ha detto oggi Theresa May al termine degli incontri a Bruxelles con i presidenti delle istituzioni dell’Unione europea. Eppure Jean-Claude Juncker, Donald Tusk e Antonio Tajani hanno risposto “no” alla richiesta della premier britannica di “modifiche legalmente vincolanti” all’accordo Brexit raggiunto in novembre e bocciato dalla Camera dei Comuni a gennaio. “L’Ue a 27 non riaprirà l’accordo di ritiro”, ha spiegato Juncker. “Nessuna svolta in vista” per uscire dall’impasse, ha tuittato Tusk. “Siamo vicini a una catastrofe umanitaria ed economica”, ha avvertito Tajani. May vuole comunque vedere nei leader europei “il desiderio di lavorare insieme affinché il Regno Unito possa uscire con un accordo”. Ma quel che il premier non dice è che l’intesa, se verrà raggiunta, sarà alle condizioni degli europei. E che il prezzo da pagare per la stessa May sarà altissimo: rinnegare la strategia degli ultimi due anni e spaccare i Tory britannici.

 

I leader dell’Ue hanno suggerito alla May la strada per uscire dall’impasse. Il premier dovrebbe scaricare i falchi brexiteers e concludere un patto tra pragmatici con i laburisti. Come ripete da mesi, l’Ue è pronta ad accettare di modificare la dichiarazione politica sulle relazioni future per scriverci che il Regno Unito rimarrà nell’unione doganale o nel mercato interno. A quel punto un backstop per evitare il ritorno della frontiera tra Irlanda e Irlanda del nord non sarebbe più così necessario. Una lettera del Labour di Jeremy Corbyn sostiene questa ipotesi, che però è indigesta ai brexiteers perché intrappolerebbe ancor di più del backstop il Regno Unito dentro i meccanismi dell’Ue. I colloqui tra Michel Barnier e Stephen Barclay andranno avanti nelle prossime settimane. Poi la May e Juncker si rivedranno a fine mese. Ma, ancora una volta, gli unici negoziati che contano sono quelli a Londra. Non solo dentro il partito Tory e con il Labour, ma anche e soprattutto tra la May e se stessa.

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