Non si può processare l'eredità di Netanyahu
Le elezioni si giocheranno sulla politica del presidente uscente, non sui favori fatti
Il procuratore generale d’Israele, Avichai Mandelblit, ha annunciato la clamorosa decisione di accogliere le richieste della polizia e incriminare il primo ministro uscente Benjamin Netanyahu. Il Likud, il partito di Netanyahu, aveva provato a bloccare l’incriminazione chiedendo alla Corte suprema di “congelare” il processo fino alle elezioni parlamentari che si terranno il prossimo 9 aprile, ma senza successo. E’ la grandezza di Israele, la sua democrazia, la sua stampa accanita col potere, la sua rule of law, la sua divisione dei poteri (Mandelblit è stato messo lì da Netanyahu con cui era in coalizione).
Nei casi contro Netanyahu si parla di corruzione, di regali dal valore di centinaia di migliaia di dollari da produttori di Hollywood e magnati australiani e di scambio di favori con il maggiore editore del paese. Intanto il generale Benny Gantz, che ha appena fondato un nuovo partito e che si avvia a essere il maggiore rivale di Netanyahu con un blocco centrista cospicuo e credibile, è accusato di molestie sessuali. E’ la solita politica, molto italiana, molto europea, molto occidentale. Netanyahu domina la vita politica di Israele da vent’anni, ha il consenso del suo paese, i sondaggi lo danno in crisi ma vincente anche alle prossime elezioni e sono già falliti i tentativi di farlo fuori con i tribunali e con la stampa, anziché con le urne. La giustizia farà il suo corso. Resta da capire cosa accadrà adesso. Ma le elezioni si giocheranno non sui sigari, sulla moglie di Netanyahu e sui favori di stampa chiesti da un premier di un paese in guerra a un magnate del giornalismo, ma sull’eredità e sulla visione di Bibi, contro cui Benny deve presentare una seria alternativa. Se vuole davvero batterlo.