L'autosabotaggio europeo
Egoismi nazionali e burocrazia frenano il continente, scrive l’Express
E se il primo nemico dell’Europa fosse l’Europa stessa? E’ la domanda lanciata dal settimanale Express, perché quel continente che negli anni Duemila si era posto come obiettivo di diventare l’economia della conoscenza più dinamica del pianeta, oggi, stritolato tra gli Stati Uniti di Donald Trump e la Cina di Xi Jinping, fa di tutto per farsi del male, per aggravare il suo declassamento e confermarsi alla periferia dell’economia globale. È da vent’anni che l’Europa si riunisce in summit di ogni tipo sognando di essere il centro dell’innovazione tecnologica, il faro del mondo industriale del Ventunesimo secolo, “ma quando i vertici sono terminati, ognuno rientra a casa propria e dimentica in un secondo gli impegni presi”, dice all’Express l’eurodeputato Alain Lamassoure.
L'ultima copertina del settimanale l'Express: "L'Europa sta andando a pezzi".
Le assenze di coraggio politico, di leadership e di visione a lungo termine, aggravate dagli egoismi nazionali, sono all’origine di questa situazione. E se si guardano le cifre, la realtà è brutale. Oggi, soltanto 6 delle 25 società più grandi del mondo sono europee, mentre nel 2005 erano 13. Anche da questi numeri nasce il dibattito molto acceso attorno alla creazione di campioni continentali, come nel caso Alstom-Siemens la cui fusione è stata negata dalla Commissione. Tra i 5 più grossi fabbricanti di robot al mondo, 3 sono cinesi, e i 22,6 miliardi di dollari che Facebook, da solo, ha messo sul tavolo nel 2018 per l’intelligenza artificiale sono superiori ai 20 miliardi di euro di soldi pubblici e privati che la Commissione europea spera di investire nel biennio 2018-2020. In questo contesto, il progetto del presidente francese Emmanuel Macron, “Per un Rinascimento europeo”, potrebbe essere l’unica strada percorribile affinché l’Europa torni a essere Great Again.
Dalle piazze ai palazzi