“Metà degli ebrei di Grenoble è fuggita”. La Francia si svuota per antisemitismo
Lo storico Georges Bensoussan: “L’80 per cento ha lasciato il dipartimento della Seine-Saint-Denis”, che fino a poco tempo fa ospitava oltre un decimo di tutta la popolazione ebraica francese
Roma. “In dieci anni, l’80 per cento degli ebrei di Seine-Saint-Denis ha lasciato il dipartimento. Qualcuno ha sentito invocazioni a protestare? Invece abbiamo visto i presidenti delle due Assemblee e il Presidente della Repubblica andare al Memoriale della Shoah, a nutrire una memoria gentrificata e sempre più vanitosa”.
È agghiacciante il numero e durissimo il giudizio su questo fenomeno di sfollamento di massa di una parte della popolazione francese che lo storico Georges Bensoussan consegna in una intervista al settimanale Valeurs Actuelles. L’ottanta per cento degli ebrei sono scappati dal “93”, il dipartimento della Seine-Saint-Denis dove vivono un milione e mezzo di persone e che fa parte della piccola corona dell’Île-de-France. Fino a poco tempo fa, il “93” ospitava oltre un decimo di tutta la popolazione ebraica francese. Ad Aulnay-sous-Bois, il numero di famiglie ebree è sceso da 600 a 100, a Blanc-Mesnil da 300 a 100, a Clichy-sous-Bois da 400 a 80, alla Courneuve da 300 a 80, a Stains da 250 a 50, a Villepinte da 300 a 70, a Neuilly da 275 a 100, a Pantin da 1200 a 700.
Nei giorni scorsi la vicenda di questo grande dipartimento era finita alle cronache per l’affermazione di Eric Zemmour secondo cui “non ci sono più bambini ebrei nelle scuole pubbliche in Seine-Saint-Denis. I giornalisti della sezione “Factual” di TF1 sono andati a controllare e ne hanno trovati “quattro o cinque”. Una stima confermata anche da Jean-Michel Blanquer, ministro dell’Istruzione. “I colleghi hanno scoperto che dall’inizio degli anni Duemila, molte famiglie ebree hanno iscritto nelle scuole private il loro bambino”, ha detto a Bftmv Christine Guimonet, insegnante di scuola superiore a Pontoise, nella Val-d’Oise.
In questi anni, la Francia ha fatto notizia per l’alyah verso Israele, la partenza di 60 mila cittadini ebrei verso Tel Aviv. Ma come dimostra l’affermazione di Bensoussan, c’è anche una alyah intérieure, una ,assiccia emigrazione interna, che fa ancora più impressione. Strasburgo, dove qualche giorno fa c’è stato un attacco alla stele di una sinagoga, ad esempio è la nuova destinazione di tante famiglie ebraiche che lasciano i quartieri popolari della regione parigina, “dalla Val-de-Marne alla Val-d’Oise”, riferisce Le Parisien. Parlando con la radio Bleu Isère nel weekend, il rabbino Nissim Sultan di Grenoble ha rivelato che la metà dei membri della comunità ebraica nella sua città di 150 mila abitanti, nella Francia orientale, se ne è andata a causa dell’antisemitismo. “È un fenomeno inquietante iniziato quindici anni fa”, ha detto Sultan. “Le persone che costituiscono il nucleo della nostra comunità se ne sono andate, comprese le giovani famiglie con bambini. Partono per Israele, per altrove in Francia, per gli Stati Uniti e il Canada. Temiamo per i nostri bambini a scuola, per strada. Quindi, da genitori responsabili, prendiamo delle misure”. Hakim El Karoui, che lavora all’Institut Montaigne e consigliere del governo, è “preoccupato della fuga degli ebrei da dipartimenti come Seine-Saint-Denis. La situazione si sta deteriorando. La comunità musulmana dovrebbe gridare forte che è inaccettabile, c’è invece molta omertà”.
Il mese scorso, le autorità francesi hanno chiuso proprio la moschea al Kawthar di Grenoble a causa dell’incitamento all’odio anche contro gli ebrei da parte degli imam. La moschea era frequentata ogni giorno da 400 fedeli. “La Francia è una bomba di islamismo e correttezza politica” ha detto lo scrittore algerino Boualem Sansal al Figaro del weekend. “In alcuni distretti, la Francia è un’aspirante repubblica islamica”. E come in medio oriente, questa porta con sé il Jüdenrein. La cacciata degli ebrei.
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