Il budget-record di Trump
Muro (molto muro) e spesa militare. Inizia la campagna per la rielezione
Il “Budget per un’America migliore” presentato ieri dalla Casa Bianca di Donald Trump è il primo capitolo della campagna per la rielezione del 2020. Per sua natura, il budget presidenziale è una lista di priorità, prima del negoziato del Congresso – che con i democratici in maggioranza alla Camera sarà molto duro – e prima del confronto con la realtà: per questo molti commentatori dicono di non guardare i numeri, o almeno di non concentrarsi su quelli, bensì sull’America del futuro che quei numeri disegnano. I titoli dei giornali parlano di budget “record” da 4.700 miliardi di dollari, con un aumento della spesa militare del 5 per cento (più di quanto richiesto dal Pentagono), con 8,6 miliardi di dollari per procedere con la costruzione del muro al confine sud del paese (più di quel che è stato finora discusso, e già cifre più basse sono state bocciate dal Congresso), con un taglio di 845 miliardi di dollari del Medicare (il sistema sanitario per i più anziani che in passato Trump aveva detto di voler mantenere e proteggere) e di 241 miliardi di dollari del Medicaid (il sistema sanitario per i più poveri, che è gestito con gli stati, ai quali Trump vuole delegare la spesa dei prossimi dieci anni).
Ci saranno anche tagli all’Agenzia che protegge l’ambiente e all’istruzione. Un’ulteriore diminuzione delle tasse – non compensata dai tagli – porterà a un aumento del deficit: 1.100 miliardi di dollari nel 2019, 2020, 2021, e mille miliardi nel 2022. Il deficit si aggiunge al debito esistente – 22 mila miliardi di dollari – e per i prossimi quindici anni non si vede la possibilità di una riduzione, anche se Trump ha più volte sostenuto di voler portare il debito a livelli molto più bassi in otto anni. Gli esperti prevedono già molti scontri con il Congresso e con il dipartimento del Tesoro (c’è un tetto al debito che va rispettato), un probabile shutdown parziale già a ottobre e qualche rimostranza anche da parte dell’elettorato trumpiano, ma la macchina elettorale è già all’opera: guardate come va bene la nostra economia. Il debito? Ce l’ha lasciato il governo precedente.