Differenze di leadership
La neozelandese Ardern e il turco Erdogan dopo la strage in moschea
Si dice che i leader si riconoscono per come sanno affrontare le crisi quando arrivano – e arrivano sempre. Quando un terrorista australiano ha ucciso cinquanta persone in due moschee della Nuova Zelanda e ha messo il video del massacro su internet, il primo ministro neozelandese, Jacinda Ardern, ha gestito con calma, compostezza e umanità la crisi. Le immagini che la mostrano a capo coperto mentre stringe i parenti delle vittime e porta il governo in mezzo alla comunità musulmana in lutto sono molto significative e vanno nell’unica direzione che si può imboccare: condividere il dolore, evitare l’escalation, zittire la propaganda, far vedere al paese traumatizzato come ci si comporta. “Può essere che tu abbia scelto noi – ha detto al terrorista – ma siamo noi che ti respingiamo”. La Nuova Zelanda si è unita e raccolta per superare l’attentato e se pensate che sia stato un momento ingenuo allora non avete capito come funziona la radicalizzazione, che s’insinua dove vede che non c’è un fronte compatto.
Dall’altra parte della gamma delle possibilità c’è il presidente turco Recep Tayyip Erdogan, che ha subito colto l’occasione per fare propaganda facile e favorire l’escalation: durante un comizio ha mostrato l’intero video girato dal terrorista e ha detto che il bersaglio erano i musulmani, i turchi “e anche io”. E siccome il comizio era trasmesso in diretta televisiva, la strage è stata trasmessa agli occhi di milioni di persone. È vero che il manifesto del terrorista cita Erdogan, ma cita anche Angela Merkel e il sindaco di Londra Sadiq Khan. Aizzare le folle con il video e con le parole di un maniaco omicida razzista è esattamente l’opposto di come si dovrebbe gestire questa crisi e potrebbero esserci conseguenze durature. C’è chi lavora contro l’escalation come Jacinda Ardern e chi gode della possibile escalation come Erdogan.