Jean-Claude Juncker e Xi Jinping (foto LaPresse)

Cosa vuole l'Ue dalla Cina

Redazione

Il Foglio ha letto la bozza negoziale che l'Ue ha inviato a Pechino in vista del summit di aprile e che sarà discussa domani dai leader. Cooperazione e assertività

Il Foglio ha ottenuto in anteprima grazie al corrispondente David Carretta una bozza della dichiarazione congiunta che l’Unione europea ha inviato a Pechino per il summit Ue-Cina del prossimo 9 aprile, e che sarà discussa giovedì nel vertice di Bruxelles tra i leader europei, proprio mentre il presidente cinese Xi Jinping atterra in Italia.

  

La bozza è parte di un negoziato ampio tra Bruxelles e Pechino su commercio, clima, investimenti, e costituisce l’offerta negoziale dell’Ue alla quale la controparte cinese dovrà rispondere. A Pechino avranno molto da lavorare: il documento, che arriva una settimana dopo la revisione da parte della Commissione europea della strategia nei confronti della Cina in cui si definiva Pechino come un “rivale sistemico”, è molto assertivo su molti nodi centrali dei rapporti tra le due economie, ed è tarato all’insegna della reciprocità.

   

Nella bozza si chiede un accordo sugli investimenti, uno su un accesso più equilibrato ai rispettivi mercati, uno sulle indicazioni protette nell’agroalimentare, si chiede più reciprocità negli appalti pubblici, si pongono alcuni paletti alle manovre più espansionistiche della Belt and Road Initiative, la nuova Via della seta.

 

Un funzionario europeo di alto livello ha detto al Foglio che l’obiettivo dell'Ue è siglare “entro il 2020 un ambizioso accordo Ue-Cina sugli investimenti. I negoziati finora sono andati troppo piano, ma i leader sono pronti a impegnarsi direttamente”. Una delle priorità dei leader europei per raggiungere un'intesa è quella di “ribilanciare le barriere all'accesso di mercato”, per ottenere un “trattamento non discriminatorio” delle aziende europee.

 

L’altro obiettivo, spiega il funzionario, è quello di presentare entro il luglio del 2019 un accordo “per migliorare l’accesso al mercato degli appalti cinesi”, un tema che sta molto a cuore ai leader Ue, poiché le aziende europee sono di norma escluse dalle gare per le grandi opere pubbliche in Cina, come lo furono per la costruzione delle infrastrutture delle Olimpiadi di Pechino 2008 e come lo sono state per la realizzazione delle ferrovie ad alta velocità nel paese asiatico.

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