Erdogan non ha vinto le elezioni
Con Ankara persa e Istanbul in bilico, l’aura da invincibile del sultano svanisce
Recep Tayyip Erdogan, presidente della Turchia, è celebre per la sua invincibilità elettorale. Da quando si è candidato a sindaco di Istanbul per la prima volta, nel 1993, non ha mai perso un’elezione. E quando le elezioni non sono andate come voleva, come per esempio quelle del 2015, che gli consegnarono una maggioranza non abbastanza ampia per i suoi progetti, lui le ha fatte ripetere e le ha rivinte. Le elezioni locali di domenica scorsa, tuttavia, potrebbero essere qualificate come la prima vera sconfitta di Erdogan. Dal punto di vista numerico l’Akp, il partito del presidente, va ancora molto forte nel paese: sommando tutti i voti ha preso il 44 per cento, che unito al 7 per cento preso dall’alleato Mhp significa avere la maggioranza assoluta. Tuttavia, nelle elezioni locali i risultati hanno un peso specifico differente a seconda di dove si vota, e i candidati di Erdogan hanno perso tutte le contese di un certo peso. Dopo 25 anni, il Chp, il principale partito dell’opposizione secolare, ha riconquistato la capitale Ankara, oltre che Smirne e Antalya. L’Hdp, partito curdo i cui leader sono stati perseguitati da Erdogan, ha preso Dyarbakir e altri centri. Insomma, il presidente turco ha perso tutte le grandi città, e questo segnale politico già importante potrebbe diventare dirompente se alla lista delle sconfitte si aggiungesse anche Istanbul. La città è da sempre il centro nevralgico del potere erdoganiano, e la sua importanza è tale che i turchi dicono: chi vince Istanbul vince la Turchia. I due candidati, l’ex premier Binali Yildirim (Akp) ed Ekrem Imamoglu (Chp), sono distanziati di appena 25 mila voti, con Imamoglu in vantaggio. Yildirim ha già detto che contesta il risultato, ha citato centinaia di migliaia di schede annullate e ha rimesso tutto nelle mani del Tribunale elettorale. Il risultato di Istanbul non decide direttamente il destino di Erdogan (le prossime elezioni generali saranno nel 2023) ma, con l’economia che va sempre peggio, potrebbe segnare l’inizio della parabola discendente per l’invincibile.