Maduro è peggio di una guerra
Nessuna crisi è mai stata tanto grave quanto quella del Venezuela. Agire
Nicolás Maduro è stato peggio di una guerra. Mentre sul Venezuela il Consiglio di sicurezza dell’Onu continua a essere paralizzato, Banca mondiale e Fondo monetario internazionale hanno definito formalmente quella del Venezuela come la peggiore crisi economica della storia in tempo di pace. Peggio del botto di Wall Street del 1929, peggio di quella superinflazione che nella Repubblica di Weimar spianò la strada al nazismo, peggio del recente collasso greco, peggio dell’Iraq durante la guerra con l’Iran e della Libia al momento della rivolta contro Gheddafi. Perfino la guerra civile spagnola avrebbe provocato meno danni.
Secondo la Banca mondiale, a fine 2019 il pil del paese con le maggiori riserve di petrolio del pianeta, le maggiori riserve di gas della regione e le maggiori riserve di oro trovate di recente sarà caduto di un altro 25 per cento, dopo il 17,7 del 2018. La “peggior crisi nella storia moderna della regione”. Secondo il Fondo monetario internazionale la caduta del pil potrebbe arrivare al 30 per cento: “Una enorme crisi umanitaria e socioeconomica”. Da aggiungere al 51 per cento già perso durante i primi sei anni di Maduro: Cuba nel “Periodo speciale” seguito alla caduta del Muro di Berlino aveva perso solo il 30 per cento. Insomma, solo nella Siria della guerra civile l’economia è andata peggio.
L’inflazione a fine anno è arrivata a 1.370.000 per cento, e adesso è a 1.623.656, malgrado la caduta del consumo per i blackout a catena che dallo scorso 7 marzo stanno lasciando quasi costantemente al buio la gran parte del paese. E a marzo si sono estratti soltanto 740.000 barili di petrolio al giorno: contro i 3,5 milioni di quando Chávez arrivò al potere, e i 5 milioni verso cui la produzione sembrava incamminata in quel momento. E’ una testimonianza ulteriore del disastro politico e umanitario portato dal socialismo in salsa chavista. La comunità internazionale, intanto, rimane paralizzata.