Non distogliamo gli occhi dal Sudan
Proteggiamo la nostra rivoluzione, dice la piazza. I calcoli del regime
Proteggete la vostra rivoluzione, hanno detto gli organizzatori delle proteste in Sudan alle migliaia di persone che sono rimaste in piazza nonostante il coprifuoco e nonostante giovedì, per la prima volta da trent’anni, Omar al Bashir non fosse più il presidente del paese. Rispettare il coprifuoco, ha detto la Sudanese Professionals Association, sarebbe come riconoscere questo “governo clone” che ha scaricato Bashir – ma non lo consegnerà alla Corte penale internazionale che lo accusa di crimini contro l’umanità – e vuole governare il Sudan per i prossimi due anni: una transizione guidata dai militari. Così la piazza è ancora lì, chiede che il consiglio che deve traghettare il paese verso una nuova Costituzione ed elezioni sia formato da civili e non da quei militari che hanno lavorato con e per Bashir fino a due giorni fa.
L’esercito ora al potere, rappresentato dal ministro della Difesa, ex capo di stato maggiore ed ex capo dell’Intelligence generale Awad Ibn Auf, ha detto oggi di volere proteggere i manifestanti, ha iniziato a liberare i prigionieri politici e ripete che le richieste della piazza devono essere ascoltate. I golpisti dicono di non voler spargimenti di sangue – sono 25 i morti da sabato a oggi. Gli esperti spiegano che in questo momento il regime sta cercando di ricompattarsi visto che le spaccature sono sotto gli occhi di tutti: nei giorni scorsi l’esercito che ora è al potere si è messo a protezione dei manifestanti contro le forze dell’intelligence pronte alla repressione. Il regime sapeva che la piazza non avrebbe accettato la transizione militare, ma sta prendendo tempo per capire se vuole seguire la strada della repressione o quella dell’ascolto, o un po’ entrambe. È in questo momento che le pressioni internazionali per un consiglio di transizione composto da civili sono molto importanti: se ci sarà un passo verso la stabilizzazione e lontano dalla repressione non sarà grazie al golpe, ma nonostante il golpe.