Perdersi per un nome
La Macedonia va al ballottaggio litigando su un accordo con i greci già fatto
Quanta fatica per quel nome, referendum, lotte e nottate in Parlamento. Eppure la Macedonia, la Fyrom o la Repubblica della Macedonia del nord è sempre lì, stanca e impigliata tra le aggiunte, i suffissi, i punti cardinali del nome con cui bisogna fare riferimento alla nazione. E’ bloccata su quella battaglia che in realtà ha già vinto ma che ancora per molto tempo servirà a fomentare campagne elettorali. E’ già successo in queste settimane che hanno preceduto le elezioni presidenziali in cui era tutto un parlare di Europa e di Nato. Parlavano soprattutto di Grecia, per qualche candidato una nuova nazione sorella – senza l’accordo con Atene, Skopje non potrebbe ambire a diventare paese membro dell’Ue –, per altri un nemico. I macedoni hanno espresso le loro preferenze domenica, nessuno dei candidati ha ottenuto abbastanza voti per essere nominato presidente e così il 5 maggio si voterà di nuovo per il ballottaggio.
All’ultimo turno sono arrivati Stevo Pendarovski e Gordana Siljanovska-Davkova. Il primo è sostenuto dal governo e dal primo ministro centrista Zoran Zaev. La seconda invece ha l’appoggio del principale partito di centrodestra. Il primo elemento di discordia tra i due è proprio il nome della nazione e la Siljanovska ha già detto che qualora dovesse vincere è pronta a contestare l’accordo raggiunto a fatica con la Grecia presso il Tribunale internazionale dell’Aia. Pendarovski invece, che al momento ha un piccolo vantaggio sulla rivale, è un convinto sostenitore del cambiamento del nome e lo vede come un’ottima opportunità per la Macedonia per diventare al più presto membro della Nato e dell’Ue, senza la risoluzione delle controversie con la Grecia, Skopje non avrebbe potuto nemmeno avviare i negoziati. Entrare a far parte dell’Alleanza atlantica e dell’Ue, cosa che anche i conservatori nella nazione balcanica vogliono, ha un piccolo prezzo, che spesso si chiama compromesso. Rimanere impigliati a quella battaglia non conviene, contestando gli accordi con la Grecia, i macedoni rischiano di perdere molto di più.