Uno sciopero contro il cambiamento
Tutti i sindacati contro Macron che alleggerisce la pubblica amministrazione
Il Figaro lo ha definito “un campo minato”, quello che il presidente Macron dovrà attraversare con la riforma della funzione pubblica. Di certo, il progetto di “modernizzazione” dell’amministrazione statale francese, che impiega cinque milioni e mezzo di funzionari protetti da uno statuto pressoché intoccabile, si prospetta come una delle riforme più difficili del quinquennio. Ieri, come non si vedeva tempo, il fronte sindacale è sceso in piazza compatto per denunciare il tentativo di “trasformare i servizi pubblici in un’impresa privata”: centocinquanta cortei in tutta la Francia, che hanno coinvolto gli enti locali, le scuole, gli ospedali e gli aeroporti. “Dobbiamo informare, sensibilizzare e inasprire il rapporto di forza contro questo progetto di legge e difendere la qualità del servizio pubblico”, ha detto Jean-Marc Canon della Cgt, la Cgil francese.
L’esecutivo difende una riforma volta a rendere “più attraente e reattiva” la funzione pubblica e capace di rispondere alle “nuove aspettative” dei francesi – il testo sarà esaminato all’Assemblea nazionale a partire da lunedì prossimo. “Non ci saranno nuove negoziazioni”, ha affermato il segretario di stato all’Azione e i conti pubblici Olivier Dussopt, ricordando i “quindici mesi di concertazione” con i sindacati e i molti “emendamenti accettati”. I due punti forti del progetto di riforma sono il taglio di 120 mila funzionari entro il 2022, per mettere un cerotto ai 70 milioni di euro di deficit annuali che pesano come moltissimo sulle casse dello stato, e il ricorso più facile agli agenti contrattuali, anche nell’alta funzione pubblica. “Lo statuto non è un privilegio”, ha detto Philippe Martinez, segretario generale della Cgt. Per Emmanuel Macron, invece, la sinistra non può più ragionare in termini di statuti.
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