L'instabilità dell'Europa non è solo europea
Quanto peserà sulle elezioni di domenica lo scontro tra Trump e la Cina
L’incertezza che aleggia attorno alle elezioni europee nasce dalla sensazione di instabilità che si estende a molti paesi dell’Unione. Una lettura possibile di questo fenomeno (che ovviamente ha caratteri peculiari in ogni paese) è il venir meno degli ancoraggi che storicamente erano stati fondamentali, in primo luogo l’alleanza con gli Stati Uniti. Ora che la politica di Washington non guarda più all’Europa come area di influenza fondamentale, considerando invece preminente il confronto con la Cina, i paesi europei hanno perso un punto di riferimento essenziale. Il confronto tra Cina e America tende a diventare il terreno principale dell’evoluzione politica e su questo i paesi europei non hanno una strategia comune (spesso nemmeno una nazionale). La Germania ha un approccio pragmatico e multilaterale; i paesi dell’est sono spinti dall’influenza cinese ma allo stesso tempo lo sono anche i più filoamericani, per timore della ripresa di un egemonismo russo; i paesi iberici, a cominciare dal Portogallo che ha accolto colossali investimenti cinesi, evidenziano differenze vistose dall’alleato americano, anche in relazione alla spinosa questione iraniana. Un caso a parte è quello del Regno Unito, che è uscito dall’Ue puntando a una relazione speciale con l’America che non riesce però a concretizzare proprio per la sua “neutralità” sulla questione cinese. L’Italia, come al solito, tiene il piede in (almeno) due scarpe: ha firmato un protocollo con la Cina assai impegnativo, ma i vicepremier gareggiano tra loro nella sudditanza alla politica di Trump.
L’unità europea è stata inventata a Washington attraverso il piano Marshall, ora rischia di finire in una spirale di destabilizzazione che, di nuovo, viene anche dalla capitale americana. E’ facile dire che il limite fondamentale dell’Europa è di non avere una politica estera comune, ma se era difficile comporre gli interessi di politiche estere nazionali differenti, ora che i singoli paesi non hanno chiara che posizione assumere sulle questioni internazionali più rilevanti, l’obiettivo per ricostituire una unità d’intenti dovrebbe essere proprio quello di lavorare per trovare l’accordo tra soggetti che non sono neppure d’accordo con se stessi.