Forza Rory!
Stewart, l’outsider dei Tory inglesi, è ancora in corsa. La sua lezione è preziosa
Rory Stewart, l’outsider della campagna per la successione della premier inglese Theresa May, è sopravvissuto a un’altra tornata di voti, lui che è sempre stato trattato come se fosse uno scherzo e che invece è riuscito a scavalcare candidati che si sentivano ben più forti. Questa è una corsa tutta interna al Partito conservatore inglese, cosa che sembra incredibile visto che è il partito al governo e in questi anni non è riuscito a dare forma all’unica cosa che importava al Regno, cioè la Brexit. Non è un’elezione, gli inglesi sono spettatori tanto quanto lo siamo noi: è una battaglia, un’altra, di equilibrio e di potere in una compagine politica che non era tanto fragile da anni.
I deputati conservatori si stanno dividendo e posizionando, e il predestinato sembra Boris Johnson, ex ministro degli Esteri che pareva impresentabile tanto era inaffidabile e che invece con tutta probabilità guiderà il Regno Unito dentro la famigerata Brexit (salvo accorgersi che le sue fantasie non sono più nemmeno dicibili, una volta che è al governo). Ma in questa corsa che tutti danno per scritta, l’elemento dirompente è stato Rory Stewart con la sua campagna social spontanea, genuina e spettinata che sa di buon senso e di competenza, merce rara un po’ ovunque, fra i Tory forse di più. Stewart vuole una Brexit ordinata, un popolo inglese consapevole di quel che l’aspetta, senza troppi rimpianti ma con la voglia di ricominciare a guardare avanti. Dice che bisogna farsi assalire dalla realtà, perché di promesse che non si possono mantenere ce ne sono già troppe, e che questa realtà deve avere coordinate chiare e comprensibili: la Brexit non deve essere una brutta sorpresa, ma un processo da condividere, per quanto doloroso. La sua è una posizione minoritaria in un mondo conservatore che flirta con i Farage e i Trump, ma ha avuto l’effetto di una boccata d’aria fresca, e se ne sentiva molto il bisogno. Domani potrebbe finire il suo sogno, ma forse non la sua lezione sul buon senso, che è stata preziosa.