L'alleanza anti Brexit segna un punto
I Lib-dem vincono in Galles e riducono a uno la maggioranza dei Tory ai Comuni
Jane Dodds ce l’ha fatta, alle suppletive di giovedì la candidata liberaldemocratica ha strappato il seggio di Brecon and Radnorshire in Galles ai conservatori: con un margine di un migliaio di voti in più ha ribaltato il predominio dei Tory, che era di circa ottomila preferenze al voto del 2015, e soprattutto ha rosicchiato un altro pezzo della maggioranza ai Comuni dei conservatori che ora è ridotta soltanto a un seggio. La neoleader dei Lib-dem, Jo Swinson, contava molto su questo voto perché era il test per un modello da replicare su scala nazionale: i Verdi e il partito gallese Plaid Cymru hanno deciso di non presentare i loro candidati e di unirsi alla Dodds, per dare forza all’offensiva anti Brexit dei Lib-dem. La Remain Alliance, come viene chiamata questa coalizione di partiti e movimenti contrari all’uscita dall’Unione europea, ha trovato il suo primo successo, dopo molti tentativi andati a vuoto. La Swinson ha escluso di allargare l’alleanza anche al Labour, non è un partito anti Brexit ha detto, e la serata gallese per la compagine di Jeremy Corbyn è stata invero deludente: il Labour è arrivato quarto, superato dal Brexit Party di Nigel Farage (e poco sopra al Monster Raving Lonny Party, per dire). “Il Regno Unito non deve scegliere soltanto tra Boris Johnson e Jeremy Corbyn”, ha detto la Swinson ieri mattina, celebrando la vittoria, e ricordando che mai come ora l’alternativa ai due principali partiti è possibile, bisogna superare i “tribalismi” e creare un’alleanza sempre più solida, in chiave anti Brexit. Nonostante i Tory abbiano liquidato la sconfitta senza soffermarsi troppo – dal 1997 al 2015 questo è stato un feudo dei Lib-dem – la maggioranza di un unico parlamentare ai Comuni di Londra è per loro preoccupante, per due ragioni: la prima riguarda la procedura della Brexit che deve passare dal Parlamento, dove già si è impantanata più volte. La seconda è che secondo i sondaggi siamo nel pieno del cosiddetto “Boris bounce”, lo slancio di consenso determinato dalla nomina di Johnson a premier. Un balzo piccino.