Bye bye Bolton
Trump licenzia il suo consigliere per la Sicurezza nazionale. Era questione di tempo
Donald Trump ha licenziato il suo consigliere per la Sicurezza nazionale, John Bolton: ha detto in un tweet di averlo avvisato due sere fa, troppe opinioni divergenti, la convivenza era impossibile. Poco dopo l’interessato ha detto, sempre via Twitter, che aveva offerto le sue dimissioni al presidente americano e lui gli aveva detto: “Parliamone domani”. Ha anche inviato un messaggio a Robert Costa del Washington Post dicendo: “Che sia chiaro, mi sono dimesso, ho offerto le dimissioni ieri sera”. Sulle modalità di licenziamento di Trump s’è discusso molto e lo si farà anche in questo caso, ma Bolton era già di fatto fuori dall’Amministrazione: secondo le fonti Susan Glasser del New Yorker, non parlava più nemmeno con Mike Pompeo, segretario di stato, che oltre a essere “il” sopravvissuto del governo trumpiano è stato uno dei principali rivali di Bolton.
Lo stesso Trump si è più volte lamentato del suo consigliere (era fissato con i suoi baffi, tra l’altro) e in generale con tutti i falchi che gli volevano far fare guerre con chiunque. La fine di Bolton era già diventata chiara a giugno, quando era stato organizzato un raid contro l’Iran per rispondere all’abbattimento di un drone e Trump aveva fermato l’operazione quando era già tutto pronto. Bolton era contro l’appeasement nei confronti della Repubblica islamica e anche della Corea del nord (ed era anche molto litigioso con tutti, dal Pentagono al dipartimento di stato): quando il presidente decise di incontrare Kim Jong-Un nella zona demilitarizzata al confine con il sud, valicandola, si era premurato di non farsi accompagnare da Bolton, spedito per una misteriosa missione in Mongolia. Trump non ascolta quasi nessuno, figurarsi se ascolta il falco baffuto proprio quando è convinto che il suo rapporto personale con Kim e forse anche con il presidente iraniano Rohani possa consegnargli quel successo diplomatico clamoroso che va cercando da tempo, senza trovarlo.