Dettare l'agenda sui migranti
Per smettere di inseguire i nazionalisti il modello vincente è quello tedesco
"Bisogna guardare in faccia il problema dell’immigrazione” è il nuovo mantra delle forze europeiste che, dalla Francia alla Germania, vogliono cambiare strategia: smettere di rincorrere i nazionalisti sul tema dei migranti e imporre la loro agenda. Martedì in Lussemburgo i ministri dell’Interno dei 27 stati dell’Ue hanno condiviso per la prima volta i termini dell’accordo già raggiunto il mese scorso alla Valletta da Italia, Malta, Francia e Germania, che prevede un sistema di redistribuzione dei richiedenti asilo salvati dalle ong. I toni entusiasti di qualche settimana fa si sono raffreddati, anche per le ultime evoluzioni sul fronte siriano, dove la Turchia tiene sempre più saldamente il controllo sul flusso dei rifugiati diretti in Europa lungo la via balcanica. Per questo, al pranzo di lavoro di martedì, Grecia, Cipro e Bulgaria hanno presentato una nota in cui dicono che la redistribuzione dei migranti deve riguardare anche loro, i paesi che (insieme alla Spagna) nel 2019 hanno accolto il maggior numero di persone. Se ne riparlerà al Consiglio europeo del 17-18 ottobre.
Ma in questa Europa alla ricerca di una posizione comune, è emerso un leader insospettato, che fino anche solo a un anno fa era il paladino della chiusura dei confini: Horst Seehofer, il ministro dell’Interno tedesco. Martedì, il leader della Csu – il partito bavarese alleato di Angela Merkel – ha ribadito alla Bild che “dobbiamo aiutare di più i nostri partner europei nei controlli alle frontiere esterne”. Anche perché l’accordo sui migranti tra Ue e Turchia comincia a mostrare crepe. Nell’autunno del 2019, ha detto Seehofer, bisogna tenersi pronti a una “ondata migratoria” senza precedenti, “anche più grande di quella del 2015”. Uno scenario apocalittico che rischierebbe di rilanciare i partiti sovranisti, sconfitti in mezza Europa ma pronti a risorgere. Serve sano realismo, dice Seehofer, le forze europeiste devono rivedere la politica migratoria con un approccio che passa anche per i tetti massimi di accoglienza e che deve necessariamente condurre all’obiettivo finale e collettivo: la riforma del Regolamento di Dublino.