Assalto alla sinagoga
Dopo Halle, la marcia nera contro un centro ebraico arriva a Budapest
Nel centro della capitale ungherese, cinquanta neonazisti in uniforme nera e stivali da campo hanno marciato verso il centro culturale Aurora della comunità ebraica. Le scene che si sono viste a Budapest sono orrende, specie perché arrivano ad appena due settimane dall’attacco alla sinagoga di Halle, in Germania, dove un neonazista ha ucciso due persone per strada dopo aver tentato di sfondare le porte del centro ebraico durante lo Yom Kippur. Sarebbe stato un massacro.
A Budapest, i corvi neri hanno gridato slogan antisemiti, bruciato bandiere israeliane e tentato di incendiare il centro. Intanto, una sagoma con macchie di sangue e l’immagine di Igor Kolomoisky, presidente della comunità ebraica ucraina, è stata lasciata accanto alla storica sinagoga Brodsky nel centro della capitale, Kiev.
Non passa settimana senza che in Europa non si registrino simili attacchi e aggressioni. Islamiste spesso, come in Francia e in Belgio; e nazionalistiche, come nell’Europa centro-orientale. Due correnti d’odio cui si salda il terzo ramo dell’albero avvelenato dell’antisemitismo – che di certo però non fa breccia nell’Ungheria degli estremismi di destra – quello dell’estrema sinistra impegnata a delegittimare Israele e il popolo ebraico (in Inghilterra il Labour corbyniano è diventato tossico per gli ebrei). Gli ebrei in tutta Europa non superano il milione, su una popolazione complessiva di cinquecento milioni. Eppure, gli ebrei sono anche le vittime di gran parte dei crimini d’odio a sfondo etnico e religioso. E’ la vecchia storia degli ebrei paragonati ai cavalli che provano a scappare dalle stalle quando avvertono il terremoto, sempre prima degli altri, come se avessero una particolare predisposizione al pericolo. L’antisemitismo è questo: la manifestazione purulenta di un virus che sta ammorbando il sistema immunitario europeo, fino a renderlo incapace di rispondere.