Alla radice del dissenso (e del governo)
La Spagna ricorda che non è l’economia il detonatore dei populismi
Al di là delle oscillazioni, le elezioni spagnole confermano da quattro anni la presenza rilevante di formazioni che da noi chiameremmo populiste. Nell’ultima tornata il baricentro dell’area protestataria si è spostata da sinistra a destra, più o meno come è accaduto in Italia dalle politiche alle europee. Il dato interessante, o meglio preoccupante, è che queste spinte, che ora con il successo di Vox assumono anche una tinta “sovranista” si registrano nel paese che guida la classifica europea della crescita, quella che vede invece l’Italia all’ultimo posto. Non è la crisi economica il detonatore dei populismi: lo stesso vale per la maggior parte dell’Europa orientale, dove la crescita è abbastanza buona ma governano, e ottengono risultati elettorali assai rilevanti, formazioni nazionaliste di destra. In Spagna, peraltro, la crescita economica non ha prodotto una corrispondente diminuzione del tasso di disoccupazione, che resta quasi doppio di quello medio europeo. La crescita economica non è stata avvertita da gran parte della popolazione come un’uscita dalla crisi sociale, nonostante le vigorose iniezioni di denaro pubblico in misure assistenziali, come l’aumento delle pensioni e del salario minimo, che il bilancio spagnolo si può permettere per la dimensione ridotta (ma rapidamente crescente) del debito pubblico. E’ vero che anche in Spagna le spinte protestatarie, spesso venate di moralismo giustizialista, sono nate con la crisi economica che dimostrava una incapacità dei partiti fino ad allora dominanti, socialisti e popolari, di dominarla. Però negli anni seguenti né le misure liberiste dei popolari né quelle assistenziali dei socialisti hanno ridotto il bacino del dissenso. Inoltre l’esplosione della crisi catalana, che i governi succedutisi in questi ultimi anni non hanno saputo o potuto controllare, ha favorito lo spostamento dell’indignazione da sinistra a destra. In queste condizioni, quella che in altri paesi sembrerebbe la soluzione naturale, una coalizione tra socialisti e popolari non poteva che essere inapplicabile, perché ciascuno si esporrebbe a una forte erosione da parte delle formazioni populiste di destra e di sinistra. L’accordo tra Sánchez e Iglesias nasce anche da qui.