La Signora all'Aia
Aung San Suu Kyi rappresenta il Myanmar contro l’accusa del genocidio Rohingya
“Sono qui davanti a voi per risvegliare la coscienza del mondo e accendere la voce della comunità internazionale”, ha detto ieri Abubacarr Tambadou, ministro della Giustizia del Gambia, che si era occupato del genocidio ruandese negli anni Novanta e che ieri ha presentato alla Corte internazionale di giustizia la causa contro il Myanmar per il genocidio dei Rohingya. “Chiediamo: perché? Perché il mondo assiste e permette che questo orrore si ripresenti ancora una volta? Per riprendere Edmund Burke: ‘L’unica cosa necessaria per il trionfo del male è che gli uomini buoni non facciano nulla’”.
In aula ad ascoltare il ministro del Gambia, il paese che guida la causa a nome dei 57 paesi che compongono l’Organizzazione per la cooperazione islamica, c’era Aung San Suu Kyi, premio Nobel per la Pace e guida della delegazione del Myanmar, che ieri è arrivata all’Aia e oggi presenterà la sua difesa. Il Gambia sostiene che il Myanmar ha violato la convenzione contro i genocidi siglata dopo l’Olocausto e, facendo riferimento a un report delle Nazioni Unite pubblicato lo scorso anno, ha denunciato la violazione “manifesta” di quella convenzione fatta di “uccisioni, stupri e altre forme di violenza sessuale, case bruciate e distruzioni calcolate per annientare l’intera minoranza musulmana Rohingya”.
San Suu Kyi ha ascoltato impassibile, tutte le telecamere su di lei: già quando aveva annunciato di voler guidare la delegazione c’erano state molte polemiche e un certo sconcerto, visto che non era tenuta, come ministro degli Esteri, ad andare a difendere al Tribunale internazionale la giunta militare che guida il Myanmar. Eroina dei diritti umani, ora ci sono petizioni e appelli per toglierle il Nobel, mentre molti analisti dicono che la decisione di “difendere l’indifendibile”, come scrivono molti, è frutto di un calcolo elettorale in vista delle elezioni del prossimo anno. Oggi conosceremo le ragioni di San Suu Kyi, e perché ha deciso di rappresentare il suo paese e una giunta militare che ha combattuto per tutta la vita in questo capitolo nero della sua storia.