Un bancomat tutto verde
Il no di Varsavia al Green Deal apre una nuova divisione tra Visegrád e l’Ue
All’una di notte, tra giovedì e venerdì, i leader europei presentavano un accordo per rendere l’Europa il primo continente decarbonizzato del mondo entro il 2050. La riunione sarebbe dovuta finire prima di cena, ma la discrepanza tra est e ovest si è fatta sentire ancora una volta e, come spesso accade durante i vertici europei, le discussioni sono durate più del previsto – nel discorso di apertura lo aveva detto Charles Michel, nuovo presidente del Consiglio europeo, che le notti da trascorrere insieme sarebbero state tante. L’obiettivo delle emissioni zero da realizzare attraverso il Green Deal presentato da Ursula von der Leyen, presidente della Commissione, è stato accolto con più entusiasmo dai paesi membri dell’ovest. L’est invece continua a ripetere che per le proprie economie sarà una condanna.
Se durante la discussione Ungheria e Repubblica ceca si sono lasciate ammansire, la Polonia è rimasta ferma e inamovibile e alla fine della dura giornata le conclusioni dell’accordo suonavano così: “Il Consiglio europeo approva l’obiettivo di raggiungere un’Unione europea neutrale dal punto di vista climatico entro il 2050 (. . .) Uno stato membro, in questa fase, non può impegnarsi a realizzare questo obiettivo per quanto lo riguarda”. Tutti d’accordo quindi tranne uno. Durante il vertice il premier polacco Morawiecki non ha mai lasciato presagire la possibilità di un’apertura, ha soltanto ripetuto: per Varsavia la decarbonizzazione ha un costo, vogliamo prima vedere i soldi. Fino a quel momento, la Polonia penserà a una transizione “secondo i suoi ritmi”. La Commissione ha già pensato ad aiutare economicamente i paesi dell’est, per i quali liberarsi del carbone è economicamente più oneroso, si parla di un fondo da 100 miliardi di euro e questo insistere della Polonia sul denaro ha allarmato diversi europei che temono un’aspra battaglia sui conti e il rischio che il fondo si trasformi nel nuovo bancomat dei paesi dell’est. Il premier olandese, Mark Rutte, ha già detto che Varsavia non potrà cavarsela così: i Paesi Bassi non sono disposti a fare di più per compensare i ritardatari.