Ieri tre paesi europei hanno preso una posizione dopo la morte di Qassem Suleimani. Lo hanno fatto a mezza voce, senza dire nulla di eclatante, ma Francia, Germania e Gran Bretagna, con un comunicato congiunto, hanno detto a Teheran di rispettare gli impegni presi “nel quadro del Jcpoa” (l’accordo sul nucleare iraniano firmato nel 2015) e di “astenersi da azioni violente”. Londra già aveva annunciato che avrebbe mandato delle navi da guerra per scortare le petroliere nel Golfo Persico e l’annuncio era suonato come la più grande dimostrazione di posizionamento a favore degli Stati Uniti da parte di una delle capitali europee. Il presidente francese Emmanuel Macron e la cancelliera tedesca Angela Merkel finora avevano preferito rimanere lontani da posizionamenti netti e l’eccesso di inviti alla “moderazione” e al “dialogo” aveva riempito i loro comunicati. La dichiarazione congiunta delle tre capitali, che non ha un valore europeo – sono piuttosto le parole delle tre nazioni firmatarie dell’accordo sul nucleare assieme a Stati Uniti, Cina, Russia e ovviamente Iran – e non cita la morte di Suleimani, è già un passo per uscire dal silenzio delle dichiarazioni europee.
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