Viva la democrazia a Taiwan
L’isola mostra alla Cina come non ci si comporta con un popolo libero
Le elezioni di sabato a Taiwan, in cui la presidente Tsai Ing-wen è stata riconfermata per un secondo mandato con un voto record, offrono una lezione al resto del mondo. La lezione è per il presidente cinese Xi Jinping e per il Partito comunista, che da decenni sperano di riannettere la “provincia ribelle” di Taiwan e che, con la vittoria di Tsai, vedono la prospettiva di una riunificazione sotto l’egida comunista allontanarsi sempre di più – quanto meno la prospettiva di una riunificazione pacifica.
La sconfitta politica per Pechino è in gran parte di propria fattura: fino a poco più di un anno fa tutti erano convinti che Tsai Ing-wen, scettica nei confronti di un riavvicinamento di Taiwan alla Cina e forte sostenitrice della sovranità nazionale taiwanese, non avrebbe ottenuto la riconferma. Complice una performance deludente sulle questioni economiche, alla fine del 2018 Tsai aveva subìto una sconfitta umiliante alle elezioni regionali e si era dovuta dimettere dalla presidenza del suo partito, i cui notabili le avevano chiesto di non ricandidarsi nel 2020. Sabato, invece, Tsai ha stravinto ottenendo più voti di qualunque altro presidente della storia democratica di Taiwan.
La ragione di questa rimonta pazzesca si chiama Hong Kong, la città semiautonoma cinese che da mesi si dibatte nella morsa del regime comunista e in cui per mesi le richieste di maggiore democrazia (democrazia, non indipendenza) sono state represse con violenza. Per anni il governo cinese aveva presentato Hong Kong come un modello di riunificazione, ma dopo gli scontri degli ultimi mesi i taiwanesi hanno preso nota, e sono corsi a eleggere Tsai, il cui principale tema elettorale è stato: Taiwan non diventerà mai come Hong Kong.
Certo, la Cina non è stata l’unico argomento delle elezioni taiwanesi, e la vittoria di Tsai sul candidato Han Kuo-yu è anche un bell’esempio di come si sconfiggono i populisti. Ma da queste elezioni a Taiwan Pechino dovrebbe imparare che quando un popolo ha già potuto apprezzare libertà e democrazia, minacce e coercizione non funzionano. Viva la democrazia: è una buona lezione che anche il resto del mondo dovrebbe tenere a mente.