Non funziona la diplomazia del Ping
L’export verso la Cina crolla del 15 per cento. Cercansi arance di Di Maio
Come sta andando la politica filocinese italiana? Il governo Conte, in particolare nella sua colorazione gialloverde, si è molto impegnato nel tessere relazioni economiche e diplomatiche con Pechino, attraverso una serie di missioni dedicate all’interscambio commerciale. L’atto più importante, la firma del Memorandum of Understanding sulla “Belt and Road Initiative” (la Nuova via della seta) aveva portato allo scontro diplomatico con gli Stati Uniti, contrari all’adesione di un alleato al progetto geostrategico di Xi Jinping (la firma italiana ha un forte valore simbolico, visto che è l’unico paese fondatore dell’Ue e membro del G7 ad aver sottoscritto un’intesa sulla Bri). L’attuale ministro degli Esteri Luigi Di Maio, che all’epoca era bis-ministro dello Sviluppo economico, è volato a Pechino tre volte, accompagnato dall’allora sottosegretario leghista Michele Geraci che molto puntava su Pechino, ipotizzando addirittura una sostituzione di Pechino alla Bce per tenere basso lo spread durante lo scontro con l’Europa (com’è andata lo abbiamo visto).
Il più grande successo italiano, mentre firmavamo l’accordo sulla Via della seta aprendo ai cinesi su infrastrutture strategiche e sul 5G, è stato l’accordo per l’export di arance con l’aereo. Di Maio era esaltato e con lui il ministro leghista dell’Agricoltura Gian Marco Centinaio. Alla fine, dopo un anno, nessuno ha mai esportato arance con l’aereo e l’unica azienda italiana che ha spedito agrumi a Pechino (tre container) l’ha fatto via nave. Ora Di Maio dal Mise è passato alla Farnesina, dove si occupa sempre di commercio estero: a ottobre ha convocato un altro tavolo tecnico per l’export di arance in Cina. A dispetto di viaggi e “tavoli” del capo politico e nonostante l’attivismo sparso a piene mani anche attraverso il blog del garante-influencer Beppe Grillo, i risultati della politica filocinese del M5s sono dannosi sul piano dei rapporti atlantici e deludenti su quello economico: secondo gli ultimi dati Istat sul commercio estero, a novembre l’export italiano verso la Cina si è ridotto del 15,4 per cento in un anno (mentre in Giappone e nel sud-est asiatico è cresciuto del 17,8 e del 3,4 per cento). La diplomazia del Ping pong non ha funzionato.
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