Foto: Eunavformed

Rispunta Sophia (evviva!)

Redazione

L’Ue ripristina per la Libia la missione navale che l’Italia non voleva più

L’Unione europea ha fatto un piccolo passo, dopo la Conferenza di Berlino domenica, per tornare a contare sulla Libia. I ministri degli Esteri lunedì hanno trovato un consenso per ripristinare la missione navale dell’Ue Sophia, “rifocalizzando” il suo mandato in modo da potenziare il suo ruolo sull’applicazione dell’embargo alle armi decretato dall’Onu. Luigi Di Maio, che l’8 gennaio scorso sosteneva che “in sede europea non si è mai parlato di riattivare Sophia”, ha dovuto ricredersi. Il ministro degli Esteri ha chiesto che la missione sia “smontata e rimontata” per concentrarsi solo sull’embargo. Ma agli occhi dei partner europei, l’Italia che chiede da tempo l’aiuto dell’Ue sulla Libia non può fare troppa opposizione solo perché il capo politico del Movimento 5 stelle ha paura dell’effetto elettorale di qualche decina di migranti salvati in mare dalla navi di Sophia.

 

L’Alto rappresentante, Josep Borrell, ha ammesso che il problema fondamentale è “l’opinione pubblica in Italia”. Sophia “si occuperà della questione dei migranti” e le sue navi “rispetteranno il diritto internazionale”, ha spiegato Borrell. Tradotto: continueranno a salvare i migranti in mare. Per ragioni operative, i porti di sbarco saranno in Italia (non si può disimpegnare un asset militare per farlo andare a Marsiglia), ma alcuni partner sono pronti ad applicare un piano di ripartizione su base volontaria come quello che è sostanzialmente in vigore da alcuni mesi. Il fatto che una decisione formale del Consiglio europeo sulla riattivazione di Sophia sia stata rinviata a febbraio consente di scavalcare le elezioni di domenica in Emilia-Romagna. Tuttavia un piccolo passo su una missione navale non è una svolta. Diversi paesi europei non vogliono una missione di interposizione in Libia. Borrell ha detto che un vero cessate il fuoco è “la precondizione” anche solo per una missione di monitoraggio. La politica libica dell’Ue è ancora ostaggio di Haftar e Serraj, e dei loro padrini.