editoriali
Maduro il narcotrafficante
L’America accusa il presidente venezuelano e mette una taglia sulla sua testa
In piena emergenza coronavirus, ieri gli Stati Uniti hanno aumentato la pressione sul regime venezuelano, annunciando un’azione penale per narcotraffico contro il presidente venezuelano Nicolás Maduro, accompagnata da una taglia di 15 milioni di dollari per chiunque aiuterà ad arrestarlo. L’annuncio è stato fatto dal procuratore generale William P. Barr in conferenza stampa assieme al responsabile della Drug Enforcement Administration e ai due procuratori capo federali di Manhattan e Miami. Maduro “ha permesso di utilizzare il Venezuela come un posto sicuro per il narcotraffico e ha inondato gli Stati Uniti di cocaina”, ha detto Barr.
Anche altri 14 funzionari ed ex funzionari venezuelani sono stati incriminati. Tra di loro il presidente dell’Assemblea nazionale costituente Diosdado Cabello, il vicepresidente settoriale dell’economia Tareck El Aissami , l’ex responsabile dell’intelligence Hugo Carvajal, l’ex comandante della Red integral de defensa, il generale Cliver Alcalá Cordones, i ministri della Difesa Vladimir Padrino e dell’Interno Néstor Reverol; il giudice del Tribunale supremo di Giustizia Maikel Moreno. Sui primi quattro c’è una taglia da 10 milioni. Poiché il traffico di cocaina sarebbe stato fatto con la collaborazione dei guerriglieri colombiani delle Farc, il Venezuela passa anche nella lista dei paesi sponsor del terrorismo.
Secondo Barr sarebbe Maduro il vero capo del “Cartel de los Soles”: così chiamato dal sole che contraddistingue i generali venezuelani. Anche dopo la pace in Colombia i “Soli” avrebbero continuato a lavorare con settori delle Farc dissidenti per introdurre negli Stati Uniti 250 tonnellate di cocaina all’anno. E’ la prima volta in assoluto che accuse del genere arrivano contro un capo di stato in carica, ma nel 1989 i procuratori di Miami incriminarono il generale Noriega, uomo forte di Panama. E ci fu un’invasione apposta per arrestarlo.