Benjamin Netanyahu (foto LaPresse)

Bibi per sempre

Redazione

Israele avrà un governo (di unità nazionale). E c’entra il coronavirus

Sta per nascere un governo in Israele, ed è lo stesso che sarebbe dovuto nascere poco meno di un anno fa, ma che gli schieramenti politici hanno continuato a rifiutare, trascinando il paese al voto per tre volte: aprile e settembre del 2019 e poi marzo 2020. Gli schieramenti non sono mai cambiati, da una parte Benjamin Netanyahu, primo ministro dal 2009, attaccato alla sua carica anche per questioni di giustizia ma che è anche l’uomo a cui Israele sa di dovere molto in fatto di sicurezza. Dall’altra c’è Benny Gantz, l’ex generale a capo del partito Kahol lavan. A lungo le forze di opposizione hanno cercato di vedere in lui il volto della nuova politica israeliana. Ma Gantz non ha mai convinto la sinistra e neppure i moderati di destra, è stato incapace di sottrarre voti al premier, lui sì iperattivo, lui sì iperpresente. Eppure questa volta Benny Gantz ha fatto tutto da solo. Benché avesse il compito di formare un governo si è candidato come portavoce della Knesset, il Parlamento israeliano, dicendo che la decisione era fondamentale perché “i tempi di crisi necessitano di soluzioni inaspettate”. E ha aggiunto: “Intendo esaminare e promuovere l’istituzione di un governo di unità nazionale”.

 

Il Likud gli ha dato il suo voto, il paese vede la prospettiva di un governo, ma Gantz sembra essere arrivato al suo tramonto politico. La maggioranza che si sta formando, e che potrebbe avere 78 seggi su 120, ha al suo interno i deputati di Netanyahu, quelli della fazione di Kahol lavan vicini a Gantz e il blocco della destra nazionalista e religiosa. Bibi rimarrà premier, così dicono le indiscrezioni dei media israeliani, per i primi diciotto mesi, poi sarà la volta dell’ex generale che nel frattempo avrà la carica di ministro degli Esteri. Kahol lavan avrà anche il ministero della Giustizia. I tempi straordinari di cui ha parlato Gantz sono determinati dall’emergenza sanitaria del coronavirus (più di 3.000 contagiati e 12 morti in Israele). Le logiche della politica di Gerusalemme si stanno riallineando. Rimangono le delusioni, tante, della sinistra che ha scommesso sull’uomo sbagliato. E rimane Netanyahu, senza il quale la politica israeliana sembra incapace di andare avanti.