Pechino vorrebbe solo una verità su Wuhan
La scrittrice Fang Fang screditata per il suo diario. La letteratura da censurare
Dall’inizio del lockdown a Wuhan, la prima città colpita dall’epidemia di nuovo coronavirus, la scrittrice e autrice Fang Fang, 64 anni, nome d’arte di Wang Fang, ha raccontato ai lettori del suo blog cosa stava succedendo nel capoluogo della provincia dello Hubei. Senza censure, senza filtri. Il blog di Fang Fang in poco tempo è diventato un appuntamento quotidiano per chiunque, anche fuori dalla Cina, volesse trovare non solo numeri e curve di contagi ma anche le parole per descrivere il sentimento e la vita delle persone. Qualche giorno fa Hoffmann und Campe e Harper-Collins hanno annunciato di aver tradotto il diario di Fang Fang, che sarà pubblicato in tedesco e in inglese entro l’estate. I suoi diari hanno suscitato l’attenzione non solo dell’occidente preso dalle proprie emergenze, ma anche di chi vorrebbe propagandare l’immagine della città che è tornata alla vita senza morti sulla coscienza, che ha sconfitto il virus senza costi umani.
Il Global Times, tabloid in lingua inglese organo della propaganda di Pechino, ha scritto che “la controversa scrittrice” non è poi così tanto amata in Cina: “La sua ascesa globale promossa dai media stranieri fa sospettare che la scrittrice potrebbe essere diventata solo l’ennesimo strumento utile per l’Occidente per sabotare gli sforzi dei cinesi per combattere l’epidemia di covid”. Per la propaganda di Pechino Fang Fang è l’ennesima scheggia impazzita da censurare. Il fatto che venga screditata in questo modo dimostra la cattiva coscienza di chi vorrebbe pubblicare solo una parte della storia. La letteratura ha il potere contrario. Quello di Fang Fang è un diario “della battaglia” ma è anche un atto d’amore per la sua città. Assieme ai dettagli sul tempo, sulla solitudine, sui lutti, si intravede una critica spietata. Scrive il 7 febbraio: “Oggi è il sedicesimo giorno dalla chiusura della città. Li Wenliang è morto ieri”, riferendosi al medico che per primo diede l’allarme sul virus. E poi: “L’affermazione che ‘il virus non si può trasmettere da uomo a uomo’ ha trasformato Wuhan in una città di lacrime, sangue e sofferenza senza fine”. E’ andata avanti, Fang Fang, raccontando la sofferenza degli ultimi (“L’unico criterio per valutare la civiltà di una nazione è nel modo in cui tratta la gente vulnerabile”) fino all’ultimo giorno di lockdown.
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