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Che ne è delle missioni all'estero?

Redazione

Libia, Sahel, Iran, Afghanistan: gli interessi strategici non possono attendere

Lo scorso gennaio, il ministro della Difesa Lorenzo Guerini aveva annunciato che il governo voleva rimodulare l’impegno italiano nelle missioni militari all’estero. Sul tavolo c’erano scelte importanti. Oltre all’ipotesi di ridimensionare il nostro impegno in Afghanistan, si stava valutando di lanciare altre operazioni, in base ai nuovi interessi strategici. Il bilancio della Difesa per il 2020 lasciava ben sperare: per la prima volta dopo anni le spese per il mondo della Difesa italiana erano tornate a crescere fino a sfiorare quota 23 miliardi di euro. In più nelle linee programmatiche si lasciava intendere che questo governo avesse – finalmente – un’idea chiara su cosa fare nella propria sfera di influenza. Poi però è arrivato il Covid-19 che ha rallentato tutto.

 

Entro i nostri confini lo sforzo dei militari è stato notevole sia in termini economici sia di uomini nell’aiutare le forze dell’ordine a fare rispettare le regole della quarantena. Ma nel frattempo il mondo fuori dalle nostre frontiere ha continuato a girare e lo scenario nel Mediterraneo e non solo è sempre più instabile. Nelle mani dei ministri Guerini e Di Maio ci sono dossier molto pesanti. Dalla creazione di una Task Force Takuba nel Sahel assieme ai francesi, con compiti di antiterrorismo, alla partecipazione alla missione navale nello Stretto di Hormuz, che dovrebbe garantire la sicurezza della navigazione minacciata dall’Iran. Per restare vicino a casa nostra c’è la missione aeronavale europea Irini, che intende vigilare sull’embargo delle armi in Libia e sul traffico di esseri umani. In tutto questo il Parlamento non è stato consultato. Ieri, interrogato a Montecitorio da Riccardo Magi che chiedeva conto dei mezzi che l’Italia vuole mettere a disposizione di Irini, Di Maio ha detto che bisogna attendere il Decreto missioni, ma non ha indicato una data. Si parla di una nave, tre aerei e 500 uomini che l’Italia dovrebbe schierare nel Mediterraneo per riprendere il suo ruolo in Libia. Per farlo c’è bisogno urgente che il governo torni in Parlamento per sottoporre le sue decisioni. I nostri problemi all’estero non aspetteranno la fine dell’epidemia.