Macron difende le statue
Non si cancella la propria storia, dice il presidente. La nuova colère di piazza
Il presidente Emmanuel Macron resta “sordo alla rabbia dei cittadini”, hanno detto molti sui social ieri denunciando “il silenzio” del presidente sulle proteste. Domenica sera Macron ha parlato alla nazione, ha annunciato le nuove date della riapertura francese, le zone rosse che diventano verdi e le frontiere con gli altri paesi europei che si riapriranno, e ha fatto un grande elogio della solidarietà europea, il “noi” che prevale sull’io nazionale. A Parigi c’era stata una manifestazione di 15 mila persone secondo le autorità – ma secondo i partecipanti i numeri sono molto più grandi – ma Macron non ha fatto riferimenti espliciti, sottolineando però alcune cose. Il presidente ha detto che “non ci sarà alcuna tolleranza nei confronti del razzismo, dell’antisemitismo e di ogni forma di discriminazione” e ha aggiunto che ognuno “deve trovare il suo posto” indipendentemente dal colore della sua pelle. Macron ha anche sottolineato il proprio sostegno alla polizia, senza la quale non c’è sicurezza e quindi non c’è libertà e ha messo in guardia rispetto alle derive della “nobile lotta” contro il razzismo: rischia, se non si sta attenti, di diventare “comunitarismo”.
Macron ha parlato di “separatisti”, come di quelli che vogliono strumentalizzare le proteste e approfondire le fratture sociali, non risolverle. Per questo il presidente è contrario, decisamente contrario, a ogni regolamento di conti con la storia sulla pubblica piazza: sulle statue, la Francia “non cancellerà alcuna traccia o nome della sua storia, non abbatterà nessuna statua”, perché si deve guardare “lucidamente, insieme, la propria storia, la propria memoria” per costruire “un possibile presente e futuro su entrambe le sponde del Mediterraneo”. Ma non tutti nemmeno nel campo del presidente sono d’accordo, e anzi vorrebbero cogliere questo momento per rivedere e ripensare il passato colonialista della Francia. In piazza intanto si saldano tutte le proteste contro il presidente, dai gilet gialli ai collettivi di sinistra, un’altra ondata di colère.