Non che vi fossero troppi dubbi su come sarebbe andata a finire, ora che anche il tradizionalmente laico potere giudiziario ammicca a Recep Tayyip Erdogan, ma vedere trasformata Santa Sofia in moschea fa comunque un certo effetto. L’Europa protesta (tardi e malamente), dalla Grecia alla Russia il mondo ortodosso è in subbuglio, il resto del mondo guarda e tace, salvo qualche nota di protesta pro forma. Il neo ottomanesimo erdoganiano, che tra alti e bassi segna la politica estera di Ankara da quasi un ventennio, ha ottenuto una bella vittoria: il simbolo dei simboli, la chiesa trasformata in moschea da Maometto II una volta espugnata la cristianissima Costantinopoli, torna luogo in cui pregare Allah. Erdogan ne fa un motivo di vanto, rinsaldando al suo seguito le file del nazionalismo islamico che al di là di qualche sconfitta – pur rilevante e simbolica come è stata la perdita del comune di Istanbul – ha negli anni rafforzato la propria posizione in tutti i gangli dello stato, rendendo sempre più sbiadita la foto del pater patriae Atatürk.
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