L’altro ieri il Consiglio dell’Unione europea ha pubblicato le sue conclusioni su Hong Kong e sull’approvazione della legge sulla Sicurezza nazionale imposta da Pechino all’ex colonia inglese. Quasi un mese dopo la promulgazione della norma, che di fatto cancella l’autonomia di Hong Kong, il Consiglio dei ministri dell’Unione ha deciso alcune “risposte iniziali” contro la Cina: si “considereranno” le conseguenze della legge sui visti, i permessi di soggiorno e il diritto d’asilo; si faranno “ulteriori controlli e limitazioni” sulle esportazioni di tecnologia sensibile per uso finale a Hong Kong, “in particolare laddove vi siano motivi per sospettare un uso indesiderato in relazione alla repressione interna, all’intercettazione di comunicazioni interne o alla sorveglianza informatica”; si “esplorerà la possibilità” di cooperare con accademici e ricercatori di Hong Kong e l’Ue si “impegnerà ulteriormente” nel sostegno alla società civile dell’ex colonia inglese. Nessuna sanzione diretta ai funzionari cinesi, quindi, e nessuna apertura per i visti a chi sarà perseguitato dalla legge sulla sicurezza.
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