Venti anni fa sfioravano il 40 per cento, oggi puntano a un più modesto 15 per cento dei consensi. Ancora nel 2007, quando la socialdemocrazia tedesca (Spd) era votata dal 34 per cento degli elettori, l’allora presidente del partito Franz Müntefering aveva definito il suo incarico “il più bello, dopo essere Papa”. Eppure negli ultimi sei anni la Spd ha bruciato ben tre “papi”: Sigmar Gabriel, Martin Schulz e Andrea Nahles. Leader immolati sulla pira della Grosse Koalition: un’arma a doppio taglio che permette alla Spd di plasmare la società tedesca, ma che Angela Merkel usa per appuntarsi al petto anche i meriti dei partner di coalizione, regolarmente ridimensionati all’elezione successiva.
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