Ieri quando è uscita la sentenza del Tribunale speciale delle Nazioni Unite, all’Aja, sull’attentato dinamitardo che nel 2005 uccise Rafik Hariri c’è stato un equivoco. Qualcuno ha detto che la sentenza non prova un legame diretto tra l’assassinio di Hariri e il gruppo armato libanese Hezbollah e la Siria, ma è il contrario. Il mandato del Tribunale, a causa del veto di Russia e Cina, prevedeva l’incriminazione soltanto di individui ed esclude le entità – come appunto Hezbollah e la Siria. Il Tribunale incrimina Salim Ayyash, un agente operativo di Hezbollah, capo della cosiddetta “Cellula rossa”, che ha organizzato l’attentato per conto del mandante, un generale di Hezbollah che si chiamava Mustafa Badreddine. Il Tribunale stabilisce che l’ordine arrivò da Badreddine, ma ha smesso di perseguirlo perché è morto nel 2016 in Siria.
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