Con la ripresa della guerra tra Azerbaigian e Armenia nel Nagorno Karabakh, l’Unione europea si trova per l’ennesima volta impreparata di fronte a un conflitto nel suo vicinato, dove si fronteggiano per interposta persona due potenze che sfidano apertamente i suoi interessi. In pochi dubitano che dietro ai combattimenti scoppiati sabato e domenica in questa regione separatista dell’Azerbaigian, sostenuta dall’Armenia, non ci siano Turchia e Russia. Il presidente azero, Ilham Aliyev, ha denunciato una “aggressione”, ma Baku ha un chiaro vantaggio in termini di potenza militare. Il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, ha parlato di guerra dichiarata contro “il nostro popolo” e ha chiesto aiuto all’Organizzazione del trattato di sicurezza collettiva, l’alleanza politico-militare diretta da Mosca. Il governo armeno ha accusato la Turchia di aiutare l’Azerbaigian con caccia, consiglieri e mercenari (circa 4 mila miliziani provenienti dal nord della Siria). Del resto, domenica Ankara aveva annunciato il sostegno all’Azerbaigian “con tutti i mezzi”.
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