editoriali
Biden fa sul serio con l'Europa
Sospesi i dazi Airbus-Boeing, ma l’Ue cosa è pronta a fare per l’America?
Dopo una telefonata tra la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il capo della Casa Bianca, Joe Biden, l’Unione europea e gli Stati Uniti hanno concordato la sospensione di “tutte le tariffe relative alle controversie Airbus-Boeing su aeromobile e prodotti non aerei per un periodo iniziale di quattro mesi”. E’ un inizio, ma la disputa andava avanti da diciassette anni e i dazi, autorizzati dalla Wto che riguardavano prodotti agricoli, industriali e di consumo, avevano un valore di 11,5 miliardi di dollari. E’ un passo importante, un altro di quei grandi segnali che Joe Biden sta lanciando all’Ue per far capire che gli Stati Uniti sono cambiati, che il tempo del trumpismo è finito, che non soltanto America is back, ma è pronta a stringere rapporti ancora più forti per rinsaldare l’alleanza.
All’arrivo del nuovo presidente gli europei hanno risposto con entusiasmo, tutti si erano rallegrati per il ritorno alla normalità, ma appena Biden si è insediato alla Casa Bianca, questa luna di miele tanto attesa non è mai incominciata. E non perché Biden non abbia dimostrato abbastanza il cambiamento, ma perché l’Ue è distante, ormai abituata alla sua nuova posizione nel mondo. Il presidente americano dal suo insediamento ha fatto di tutto per accontentare gli europei. Quello che Bruxelles ha chiesto, Biden ha fatto: l’apertura per un ritorno degli Stati Uniti nell’accordo sul nucleare con l’Iran, le garanzie sulla sicurezza, il rientro degli americani negli accordi di Parigi e nell’Oms, e ora la fine di una disputa antica, resa ancora più amara dagli ultimi anni. Ma quello che Biden chiede, una linea comune su Cina e Russia, l’Ue non è ancora disposta a concederlo, non in tutto. Si è visto con chiarezza a Monaco, dove il presidente americano ha chiesto ad Angela Merkel ed Emmanuel Macron di unirsi nella battaglia esistenziale tra le democrazie e i regimi autoritari che vogliono imporre il loro modello nel mondo. La risposta degli europei è stata chiara: non siamo pronti.
I conservatori inglesi